Dare vita ad un nuovo modo di gestire la proprietà dei domain name: questo è lo scopo che si prefigge Handshake. Una missione non certo priva di ambizione, considerato come ad oggi il settore sia regolato da ICANN, un ente no-profit il quale provvede a stabilire gli standard relativi alle combinazioni di lettere che possono essere utilizzate dopo il punto in qualsiasi dominio (ad esempio .com, .org, .net e le altre varietà al momento esistenti). Andiamo quindi a vedere come l’azienda si propone di riuscire nel suo intento.
Handshake: cos’è e cosa si propone
Handshake è un software concepito nel preciso intento di fare da base ad un network distribuito di computer chiamati a gestire un nuovo sistema di proprietà dei nomi di dominio. Per farlo, basa la sua azione su un meccanismo il quale prevede l’effettuazione di aste aperte, la cui gestione spetta naturalmente alla sua rete.
Creare un’alternativa decentralizzata a ICANN, presuppone peraltro un effetto collaterale di grande rilievo, ovvero l’obsolescenza delle autorità di certificazione oggi esistenti. Sono proprio loro a indicare agli utenti se si stanno collegando a un sito web autentico, o meno.
Il loro operato, però non è immune da errori, che possono essere la conseguenza di semplici difetti o di vera e propria manipolazione. O, ancora, dalle mancanze del sistema centrale, ovvero proprio l’ICANN, L’azione di verifica, nel sistema concepito da Handshake, sarebbe condotta su blockchain, con la possibilità di abbattere il numero di errori. In pratica, una vera e propria rivoluzione, in cui proprio l’azienda intende essere al centro.
Come funziona Handshake
Come è facile comprendere da quanto detto sinora, Handshake rappresenta un vero e proprio sistema di distribuzione di indirizzi web che fa leva su aste. Eventi che sulla sua blockchain si tengono a cadenza periodica, ogni due settimane e nel corso dei quali gli utenti sono chiamati ad avanzare la propria offerta, dopo aver fatto rifornimento del token nativo della rete, HNS.
Il formato utilizzato è noto come asta Vickrey e prevede che chi si aggiudica la stessa paghi il secondo prezzo più alto. A gestirle in automatico è proprio il software creato dagli sviluppatori di Handshake.
I domain name che sono offerti, devono essere prima verificati in termini di disponibilità. Ove questa venga accertata, l’interessato può inviare una transazione speciale al network, con conseguente apertura dell’asta, la cui data viene decisa dall’algoritmo di Handshake.
Per quanto concerne la blockchain, vanta molti punti di contatto con quella di Bitcoin. I minatori, ad esempio, per poter coniare i nuovi token devono risolvere complessi puzzle di carattere matematico, con l’aggiunta dei nuovi blocchi che ha luogo ad intervalli di dieci minuti l’uno dall’altro. Ad essi spettano 2mila HNS ogni dieci minuti per il lavoro apportato.
Anche la tokenomics di Handshake prevede un’offerta massima, pari a 2,04 miliardi di esemplari. Il progetto ha quindi un carattere deflattivo, destinato a ripercuotersi in positivo sulla quotazione di HNS con il trascorrere del tempo.
Le prospettive per il futuro
Per capire le potenzialità di Handshake occorre dare uno sguardo al mercato relativo ai domain name. Un ambito che nel 2020 vedeva la registrazione di circa 336 milioni di domini, ad un costo compreso tra i 10 e i 15 dollari. Si tratta quindi di un mercato che, nella peggiore delle ipotesi vale quasi 3,5 miliardi dollari all’anno.
Considerato che gli utenti di Handshake avrebbero facoltà di creare qualsiasi dominio di primo livello, il mercato in questione potrebbe peraltro subire una notevole accelerazione. Resa possibile dal fatto che chiunque può proporne uno, facendo crescere di conseguenza la domanda.
A lanciare l’azienda sono stati Joseph Poon e Christopher Jeffrey J.J., personalità già molto note in ambito blockchain. Il primo, in particolare, ha contribuito a creare il Lightning Network di Bitcoin, mentre il secondo ha rivestito il ruolo di CTO all’interno di Purse, la prima startup di BTC.
Il progetto è peraltro finanziato da realtà di primo piano, tra cui Andreesen Horowitz, Draper Associates e il Founders Fund di Peter Thiel. Segno evidente della fiducia che il suo piano di sviluppo ha destato, sin dall’esordio. Tanto da indurre molti analisti a ritenere sottostimata la reale importanza di Handshake, alla luce del 690° posto detenuto al momento nella classifica di CoinMarketCap.