Nato il 28 settembre 1871 a Grazzano Monferrato (attualmente Grazzano Badoglio) in provincia di Asti da una famiglia di modesti proprietari terrieri, Pietro Badoglio intraprese la carriera militare entrando all’Accademia di artiglieria e genio di Torino nel 1890.
Badoglio, chi era?
Dopo aver volontariamente servito in Africa nel 1895 a seguito della sconfitta dell’Amba Alagi, trascorse quattro anni nel continente africano, rientrando in Italia nel 1899. Successivamente, si iscrisse alla Scuola di Guerra, conseguendo il diploma nel 1902. Partecipò attivamente alla campagna di Libia, facendo parte dello Stato Maggiore del generale P. Frugoni.
Il 25 febbraio 1915 fu promosso tenente colonnello di Stato Maggiore e durante la Grande Guerra ottenne la nomina a generale nell’agosto 1917, distinguendosi in varie offensive sull’Isonzo. Il 14 ottobre 1917 assunse il comando del XXVII corpo d’armata. Durante la disastrosa giornata di Caporetto, rimase temporaneamente isolato dalle sue truppe ma, il 8 novembre, il nuovo capo di Stato Maggiore Diaz lo nominò sottocapo di S.M., incaricandolo, insieme al generale Giardino, della riorganizzazione dell’esercito.
Dopo la battaglia del Piave del 27 giugno 1918, venne promosso Comandante d’Armata per merito di guerra e partecipò alla preparazione dell’offensiva di Vittorio Veneto. In riconoscimento del suo contributo tra il novembre 1917 e il novembre 1918, ricevette il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia e fu nominato senatore il 24 febbraio 1919.
Nel novembre 1919, accettò la carica di capo di Stato Maggiore dell’esercito al momento del ritiro di Diaz per motivi di salute. Inizialmente indulgente verso il fascismo, la sua titubanza crebbe di fronte alle crescenti violenze e alle adesioni di altri alti ufficiali. Prima della Marcia su Roma, suggerì a Facta di intervenire con arresti preventivi per soffocare il movimento.
Badoglio si ritirò temporaneamente dalla scena, accettando nel 1923 la posizione di ambasciatore in Brasile. Gradualmente si avvicinò al regime fascista. Dopo l’omicidio Matteotti, dichiarò solidarietà a Mussolini, che lo nominò capo di Stato Maggiore generale il 4 maggio 1925. Nel corso dei quindici anni successivi, Badoglio mantenne una posizione ambigua, tollerando compromessi pur di rimanere al vertice dell’esercito, nonostante le sfide dovute alle ambizioni militari di Mussolini.
Nel 1926 fu nominato Maresciallo d’Italia, nel 1928 Marchese del Sabotino, alla fine del 1928 divenne governatore della Tripolitania e Cirenaica, e nel 1929 fu insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della SS. Annunziata. Negli anni ’30 si impegnò in Africa, venendo nominato viceré d’Etiopia il 9 maggio 1936 e, successivamente, duca di Addis Abeba l’11 maggio.
All’inizio della seconda guerra mondiale, Badoglio adottò posizioni neutraliste, pur allineandosi alle decisioni del governo. Si dimise nel dicembre 1940, rimanendo in disparte fino al 1943, quando, con la caduta del fascismo, il Re lo scelse per sostituire Mussolini come capo del governo.
Badoglio, quando e come morì?
Con l’arrivo dei governi orientati dal Comitato di Liberazione Nazionale, Badoglio fu marginalizzato, ritirandosi a vita privata nel 1945. A causa della sua associazione al fascismo, il 30 marzo 1945 gli fu revocata la nomina a senatore (decisione annullata due anni dopo). Morì a Grazzano nel 1956, a causa di un attacco di asma cardiaco.