Nel luglio del ’43 si stava preparando un colpo per eliminare Hitler e Mussolini durante l’incontro di Feltre. Tuttavia, un contrordine dal Vaticano, in accordo con le forze moderate antifasciste, fermò il piano per permettere agli anglo-americani di liberare l’Italia due anni dopo. Questa scelta attendista, simile a quella di Stalin che lasciò Varsavia sotto attacco nazista, sembra aver avuto un impatto significativo sugli eventi.
L’incontro a Feltre tra Mussolini e Hitler
Hitler e Mussolini si erano incontrati diciassette volte tra il 1934 e il 1944. L’incontro del 19 luglio 1943, conosciuto come “L’incontro di Feltre”, si tenne a Villa Socchieva, a San Fermo, a venti chilometri da Feltre. Questo incontro fu caratterizzato da un monologo freddo di Hitler, che elencò le mancanze dell’Italia. Mussolini, apparentemente apatico, tradusse il messaggio del bombardamento di Roma, l'”Operazione Crosspoint”.
I “Colloqui di Feltre” si conclusero il 20 luglio senza risultati, e Mussolini, insoddisfatto, ritornò a Roma. Il 25 luglio comunicò la sua intenzione di scrivere a Hitler che l’Italia non poteva continuare la guerra, ma era troppo tardi. Il Gran Consiglio lo fece cadere pochi giorni dopo. Questo portò ai 90 giorni di Badoglio, all’armistizio dell’8 settembre e alla fuga sconcertante di Re Vittorio Emanuele III a Ortona a mare. La sua fuga avvenne mentre 250 alti ufficiali si accalcavano sul molo, pronti a scappare.
Il progetto dell’attentato e il contrordine
Un gruppo di Alpini, reduci di Russia, aveva progettato un attentato kamikaze per eliminare Hitler e Mussolini durante l'”Incontro di Feltre”. Circa cento Alpini, insoddisfatti della disciplina e motivati dalle terribili esperienze in Russia, erano pronti a compiere un attacco suicida. L’idea era di presentare armi rigorosamente scariche durante la cerimonia, e poi lanciare bombe a mano contro i dittatori, cercando di sfuggire alle SS.
Questi soldati, definiti gli “Eroi della Russia” dalla retorica ufficiale, erano ospitati in una caserma a Feltre, dove l’antifascismo era diffuso. Il Comitato d’azione antifascista e la rete del Partito Comunista a Belluno erano attivi già dal 1942. Il maggiore Del Vecchio, comandante degli Alpini reduci temporaneamente a Longarone, contattò il Comitato d’azione antifascista di Belluno, chiedendo di introdurre una cassa di bombe nella villa di Villa Gaggia, dove si teneva l’incontro.
Il Comitato regionale veneto del Partito d’Azione a Padova, con la presenza di esponenti come Meneghetti, Marchesi, Bobbio e il conte Papafava, fu coinvolto nella decisione di procedere con l’attentato. In seguito, furono contattati Ugo La Malfa, esponente del Partito d’Azione, per informarlo dell’operazione.
Perché l’attentato a Mussolini e Hitler non fu mai realizzato?
Tuttavia, a pochi giorni dall’attentato previsto, il picchetto d’onore degli Alpini fu cancellato, complicando il blitz. L’ordine di sospendere l’attentato giunse dalle direzioni nazionali del PCI e del PdA, rappresentate da Marchesi e La Malfa. Questo repentino cambiamento di programma potrebbe essere stato determinato dalla destituzione imminente di Mussolini, creando un clima di diffidenza.
L’ipotesi più intrigante suggerisce che Berlino abbia cancellato il picchetto armato temendo un’imboscata. Dollmann, interprete dei colloqui di Hitler, suggerisce che il luogo dell’incontro, Villa Gaggia, potrebbe aver fatto pensare a un’imboscata. Altri pensano che il cambiamento di programma sia dovuto a motivi politici a Roma, con il Vaticano che preferiva aspettare l’intervento degli Alleati piuttosto che rischiare di consegnare il Paese all’antifascismo rosso.
Le armi per l’attentato erano pronte, con una cassa di bombe a mano nascosta a casa di Bettiol, ma l’attentato non ebbe luogo per le ragioni sopra menzionate.