Il comune di Torino avvierà un percorso per far diventare il centro sociale Askatuna un bene cogestito. Il progetto, avviato dall’amministrazione comunale recependo una proposta avanzata da un comitato di cittadini, mira a trovare “una soluzione a un problema che va avanti da trent’anni” e a creare un nuovo “patto di cittadinanza” che trasformi il centro in un bene fruibile per tutti, come spiegato dal sindaco Stefano Lo Russo.
L’annuncio dell’avvio del percorso di cogestione, tuttavia, ha come prevedibile diviso la cittadinanza e scatenato la protesta delle opposizioni di centrodestra.
Contestando le intenzioni dell’amministrazione dem che guida la città, infatti, gli oppositori del progetto si sono detti sconcertati dal tentativo di legalizzazione di una realtà che, negli anni, si è resa protagonista di atti di “una violenza politica inaudita“, come sottolineato anche dalla vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli.
Torino, il consigliere FdI Crosetto: “Askatasuna non è un centro sociale qualunque: da lì sono partite le guerriglie urbane”
Le rassicurazioni offerte dal sindaco di Torino sulle modalità con cui si avvierà il progetto di cogestione del centro sociale Askatasuna non sono bastate a convincere le opposizioni, incredule nel constatare un vero e proprio tentativo di “legalizzazione dell’illegalità“, come spiegato a TAG24 dal capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale, Giovanni Crosetto.
Consigliere Crosetto, come descrive la realtà dell’Askatasuna?
«L’Askatasuna è un centro sociale che occupa abusivamente, da oramai 27 anni, un immobile di proprietà del comune di Torino sito in corso Regina Margherita 47, in una zona piuttosto centrale della città.
La cosa grave è che l’Askatasuna non è però un centro sociale qualunque, se mi passa il termine: è infatti il centro da cui è partita l’organizzazione di tante guerriglie, come ad esempio quelle no TAV. E non lo dico io: a certificare questa affermazione è l’inchiesta che ha appurato come la base organizzativa di questi movimenti antagonisti sia proprio in corso Regina Margherita 47.
Ecco il problema: qui non parliamo solo di infiltrazioni e di azioni di contestazione – in ogni caso non giustificabili – ma di veri e propri movimenti di guerriglia. Basti pensare che ben 28 membri di Askatasuna sono a tutt’oggi indagati: di questi ben 16 lo sono per associazione a delinquere».
Centro sociale Askatasuna, Crosetto (FdI): “Scelta incomprensibile che crea un precedente pericoloso”
Arriviamo ad oggi: come ha accolto la volontà dell’amministrazione comunale di legalizzare l’Askatasuna?
«Come consiglieri comunali di Fratelli d’Italia siamo sconcertati: pensavamo che anche un’amministrazione, seppur di centrosinistra, condividesse i principi della legalità e del rispetto della democrazia. Purtroppo non è così.
Il Comune sta accogliendo la proposta presentata da un gruppo di sedicenti intellettuali, appartenenti alla galassia dell’estrema sinistra filo anarchica, per inserire l’immobile occupato da Askatasuna all’interno dei beni comuni.
Questa richiesta, tuttavia, non condanna le attività attualmente svolte il centro sociale, magari proponendo qualcosa di alternativo. Il contrario: quello che viene messo nero su bianco è l’obiettivo di moltiplicare le attività svolte, senza nessuna stigmatizzazione di tutti i fenomeni di violenza, illegalità e abusivismo che hanno contraddistinto in questi trent’anni Askatasuna.
Di fatto, l’amministrazione di Lo Russo sta scegliendo di legalizzare anni di abusivismo. Si tratta di una scelta che davvero non riusciamo a capire, considerando peraltro che il sindaco appartiene a una corrente moderata del Partito democratico. Probabilmente c’è un cedimento verso la componente di estrema sinistra, rappresentata a Torino da Sinistra ecologista, la quale fa riferimento a Fratoianni. Il punto è che così facendo si crea un precedente pericoloso che presto potrà arrivare anche per tutti gli altri centri sociali, non solo a Torino».
Centro sociale Askatasuna, Crosetto (FdI): “Non si può legalizzare chi ha violato la legge per 30 anni”
La coprogettazione non può essere letta come un modo per togliere lo stabile dall’illegalità?
«È un modo di togliere dall’illegalità, ma come si può pensare di farlo con soggetti che hanno violato la legge per oltre trent’anni? Basti pensare alla valle di Susa, diventata un territorio di guerra a causa dell’azione dei No TAV di Askatasuna. Come si può legalizzare persone che non solo sono indagate ma che sono state anche in alcuni casi condannate?
La giunta comunale dice di portare avanti questo progetto proprio per rendere tutto legale. Bene, ma prima si dovrebbe sgomberare quell’immobile, considerando l’illegalità e la delinquenza che per anni ha albergato nello stabile».
Il Giornale scrive che la maggioranza comunale sta seguendo la strada “tracciata dall’ex sindaco Chiara Appendino con il Regolamento dei beni comuni”. È così?
«No, non è così. La sindaca Appendino aveva provato a rendere bene comune la Cavallerizza Reale, altro stabile di proprietà del Comune occupato dagli anarchici. Il sindaco Lo Russo, all’epoca capogruppo del Partito democratico di opposizione, aveva attaccato duramente questa scelta parlando di tentativo di legalizzazione dell’illegalità.
Anche perché, vorrei ricordare, durante il suo mandato Appendino ha davvero sgomberato un centro sociale di Torino: per questa scelta, da quel momento, vive sotto scorta».
Centro sociale Askatasuna, Crosetto (FdI) annuncia l’opposizione al progetto del sindaco Lo Russo
Come Fratelli d’Italia, come proverete a fermare questo progetto?
«Intanto speriamo di poter discutere di questo tema durante il consiglio comunale di lunedì prossimo, dove ci auguriamo che il sindaco accolga le nostre richieste di comunicazione. Dopodiché organizzeremo manifestazioni di piazza insieme alle principali sigle sindacali di Polizia, ovvero le vere vittime di questa spirale di violenza che va avanti da decenni. Poi vedremo: abbiamo degli strumenti – come le delibere di iniziativa popolare – che valuteremo per tentare di fermare una scelta assolutamente sbagliata».