Songbird rientra in una categoria molto particolare, quella dei canary network. Ovvero di quelle reti che sono destinate a ospitare funzionalità destinate ad altre reti, per saggiarne la validità e l’assenza di eventuali bugs in grado di danneggiare l’infrastruttura digitale.
Il concetto è mutuato da quello che prevedeva l’impiego di canarini nelle miniere. Questi uccelli, infatti, erano in grado di capire quando l’ossigeno al loro interno era in via di esaurimento, avvertendo in anticipo i minatori, che potevano così mettersi in salvo.
In particolare, Songbird assolve questa funzione nei confronti di Flare. Trasformandosi in un vero e proprio avamposto tecnologico, destinato a favorire entrambe le catene interessate.
Songbird: cos’è e cosa si propone
Songbird è la rete di test per la blockchain Flare e rende possibile per gli sviluppatori la prova delle dApp (applicazioni decentralizzate) prima che siano distribuite sul network collegato.
Sia Songbird che Flare sono progetti blockchain progettati in modo di riuscire a rendere possibile il funzionamento di token che non stati ideali per essere collegati agli smart contract, ad esempio XRP. In particolare, Songbird consente il collegamento decentralizzato e sicuro di due blockchain, in modo da spianare la strada in direzione di una maggiore liquidità nelle app DeFi.
Nel condurre in porto il collegamento tra smart contract e valute incompatibili, Songbird non necessita di un pool di liquidità centralizzato. In tal modo riesce a bypassare una parte notevole dei rischi di sicurezza derivanti dalla concentrazione dei fondi utilizzati per il sostegno a un token wrapped sotto un’unica entità.
Come funziona Songbird
Nelle transazioni in questione, Songbird prevede la presenza di due figure:
- gli agenti, i quali provvedono a bloccare i loro SGB, i token nativi della rete, in funzione di garanzia collaterale al fine di emettere F-Asset. Per il servizio prestato sono ricompensati da commissioni versate dalle controparti;
- gli originator, coloro che necessitano di F-Asset per le loro operazioni e versano commissioni per poterne usufruire.
Nelle transazioni instaurate, le criptovalute non si incrociano mai tra le blockchain. Songbird realizza lo scambio bloccando i token ceduti dall’originator e fornendo in cambio una valuta rappresentativa (F-Asset) sul suo network. I possessori di questo F-Asset, a loro volta, sono in grado di utilizzare i token appena coniati all’interno di qualsiasi smart contract aperto sulla piattaforma.
A rendere possibile il processo è la tecnologia Federated Byzantine Agreement Turing, formata da:
- Federated Byzantine Agreement (FBA), meccanismo di consenso che prevede l’elezioni dei nodi per la convalida delle transazioni. Si tratta di un meccanismo già utilizzato da Ripple e Stellar, in grado di ottimizzare la scalabilità e ridurre i costi delle operazioni;
- Turing completo, ovvero un computer in grado di risolvere qualsiasi problema o equazione. La macchina virtuale di Songbird, basata sulla Ethereum Virtual Machine, è abilitata al supporto delle applicazioni decentralizzate che girano al suo interno mediante l’utilizzo di contratti intelligenti.
Per fare in modo che gli F-Asset generati in uno scambio mantengano il proprio valore, Songbird utilizza oracoli, in particolare Flare Time Series Oracle (FTSO). A fornire i dati off-chain sono i Signal Provider, abilitati a farlo dal possesso di token nativi o F-Asset.
Chi c’è dietro il progetto?
A fondare Songbird sono stati Hugo Philion, Nairi Usher e Sean Rowan, tutti e tre formatisi alla University College di Londra, ove si sono conosciuti. Inizialmente il trio si è dedicato allo sviluppo di Flare, per poi virare nel 2019 su Songbird, la cui testnet è stata lanciata nel 2021.
Nello stesso anno è stata poi rilasciata l’intera fornitura di SGB, il token nativo, attraverso un airdrop cui hanno potuto partecipare gli utenti che avevano nel frattempo maturato il diritto di ricevere i token nativi di Flare, FLR.
Al momento, SGB si trova al 2741° posto della classifica di CoinMarketCap. Ha un ruolo quindi ancora di nicchia, reso tale proprio dal collegamento con Flare, da cui secondo alcuni analisti dovrebbe affrancarsi nel futuro.