Il conto corrente estero va dichiarato? Colui che apre un conto corrente all’estero deve rispettare determinati obblighi dichiarativi, onde evitare di incorrere in pesanti sanzioni.
Il correntista, che apre un conto corrente all’estero sia all’interno dell’UE sia al di fuori dei confini UE, deve adempiere a specifici obblighi dichiarativi: in alcuni casi è previsto il pagamento dell’IVAFE e si deve compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi. Le persone fisiche, le società semplici e gli enti non commerciali fiscalmente residenti sul territorio nazionale sono tenuti a rispettare gli obblighi previsti dalla disciplina sul monitoraggio fiscale.
Scopriamo in questa guida quando il conto corrente estero va dichiarato e quali sono le sanzioni irrogate nel caso in cui si commetta una violazione formale.
Il conto corrente estero va dichiarato?
Le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici fiscalmente residenti sul territorio nazionale, che entrano in possesso di un conto corrente, di un pacchetto azionario, di titoli obbligazionari detenuti in un paese estero sono tenuti al rispetto della disciplina sul monitoraggio fiscale degli asset finanziari esteri.
Nel quadro RW del modello Redditi deve essere riportato il valore delle attività estere di natura finanziaria e degli investimenti ubicati all’estero. Chi ha un conto corrente all’estero deve necessariamente compilare il quadro RW del modello Redditi. L’obbligo di monitoraggio fiscale non sussiste nel caso in cui non si superi la soglia dei 15mila euro all’anno.
Nel caso in cui il limite dei 15mila euro venga superato è necessario compilare il quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche ai fini del monitoraggio fiscale. Il limite fissato per il versamento dell’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie detenute all’estero (IVAFE) è superiore alla soglia dei 5mila euro.
Conto corrente all’estero: quando va dichiarato?
Il conto corrente all’estero va dichiarato se il saldo eccede i 15mila euro all’anno ai fini del monitoraggio fiscale. Nel caso in cui il saldo non ecceda i 15mila euro non si deve assolutamente dichiarare il conto corrente all’estero.
Nel caso in cui un correntista non abbia mai superato i 15mila euro durante l’anno e la consistenza media sia maggiore di cinquemila euro, si è tenuti al pagamento dell’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie detenute all’estero.
La dichiarazione del conto corrente estero va fatta non ai fini del monitoraggio fiscale. In ogni caso, sia che si debba dichiarare il conto ai fini del monitoraggio fiscale sia che si debba pagare l’IVAFE, è necessario compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi. In tutti gli altri casi non si ha alcun obbligo di dover dichiarare il conto corrente estero.
Conto estero non dichiarato: quali sanzioni vengono irrogate?
Nel caso in cui il conto estero non venga dichiarato scattano determinate sanzioni. Nel caso in cui non si provveda a compilare il quadro RW ai fini del monitoraggio si commette una violazione di natura formale. Il correntista avrebbe dovuto solo comunicare l’esistenza del conto corrente estero e non è stata rispettata la normativa italiana.
Al contempo, il correntista non doveva versare alcuna imposta al Fisco: la mancata comunicazione non ha influito sull’ammontare delle imposte da versare all’erario. Quali sono le sanzioni che vengono irrogate? Viene irrogata una multa di importo pari a 250 euro nel caso in cui si provveda a compilare il quadro RW entro 3 mesi dalla scadenza.
Se si è titolari di un conto corrente ubicato in uno dei paesi non appartenenti alla Black List, la sanzione irrogata va dal tre percento ai 15 punti percentuali. Nel caso in cui il conto corrente sia ubicato in uno dei paesi appartenenti alla Black List la sanzione irrogata va dal 6% ai 30 punti percentuali dell’importo non dichiarato al Fisco.
Nel caso in cui si riceva una notifica da parte del Fisco nel quale si contesta l’esistenza di un conto corrente estero, il correntista deve rivolgersi ad un Commercialista esperto in fiscalità internazionale.