Continua la protesta degli agricoltori che, con i loro trattori, stanno occupando le strade italiane per contestare le politiche agricole dell’Unione europea e le scelte di Coldiretti e del Governo nazionale.
La sollevazione degli agricoltori italiani non è che parte della più grande protesta che, partita dalla Germania, ha travolto anche altri Paesi europei. Dalla Francia alla Romania, passando per Belgio, Grecia e Polonia, sono decine di migliaia gli agricoltori che hanno deciso di bloccare le strade con i loro mezzi agricoli per chiedere il ripensamento delle normative europee che, in nome della sostenibilità ambientale, stanno mettendo a dura prova la competitività del settore agro alimentare e la resilienza degli impiegati nel settore primario.
Protesta trattori, non solo l’Europa nel mirino degli agricoltori
Tra i principali motivi della protesta dei trattori animata dagli agricoltori italiani ed europei, l’aumento del costo del gasolio agricolo, i ritardi nel pagamento dei sussidi erogati dall’Unione europea, le troppo stringenti norme ambientali e i danni causati alla competitività dei prodotti europei dalle importazioni dal mercato extra Ue.
La redazione di TAG24 ha approfondito le ragioni di questa protesta con Danilo Calvani, agricoltore della provincia di Latina ed ex leader dei “forconi” oggi portavoce della protesta dei Comitati riuniti agricoli.
Protesta dei trattori, Galvani: “Non solo l’Europa, anche Coldiretti e Governo sono responsabili”
Galvani, quali sono le ragioni della protesta degli agricoltori?
«Innanzitutto le direttive green, ma anche gli accordi bilaterali fatti dal Governo italiano e dall’Europa con i Paesi extracomunitari.
Le faccio un esempio: agli agricoltori europei viene vietato, giustamente, di usare presidi sanitari come i pesticidi per preservare il benessere animale e ambientale. Anni fa, tuttavia, l’Italia ha sottoscritto i Green corridors con i Paesi del Nordafrica, permettendo a questi di esportare qui le loro produzioni, esenti da regole come questa sui pesticidi, grazie a una semplice autocertificazione.
Questi accordi – dietro i quali si celano gli interessi delle multinazionali – sono stati avallati dalla Coldiretti, ovvero dai nostri rappresentanti agricoli. Nel frattempo, goccia dopo goccia, i redditi degli agricoltori italiani sono diminuiti sempre più: la categoria va decimandosi, ma loro dicono che va tutto bene. Ecco perché gli iscritti a Coldiretti non si riconoscono più nel sindacato e perché abbiamo dato vita a questa vera e propria ribellione di massa, condotta ovviamente in maniera civile.
A questo aggiungiamo il fatto che nell‘ultima legge di bilancio il Governo ha inserito nuovamente l’Irpef a carico di noi agricoltori, triplicando sulla carta un reddito che noi non abbiamo. Hanno addirittura inserito l’obbligo assicurativo sui trattori storici che non vanno più su strada. La situazione è di una gravità inaudita: e questa sarebbe la sovranità alimentare del ministero?».
Galvani: “La maggior parte degli agricoltori tagliata fuori dai fondi europei”
Le misure europee che contestate hanno anche l’effetto di avvantaggiare i grandi produttori a danno dei più piccoli?
«Il tema è diverso, seppur simile. L‘Europa stanzia tanti miliardi – ad esempio con i fondi pubblici del FEASR o della PAC – per aiutare gli agricoltori e sovvenzionare l’acquisto di mezzi o il rinnovo dell’aziende. Peccato che solo una piccola percentuale arrivi davvero agli agricoltori: i Centri di Assistenza Agricola (CAA) che svolgono i ruoli di controllori non sono infatti gestiti dallo Stato, ma da associazioni private che distribuiscono le risorse solo ai soliti noti.
Questo sistema taglia fuori il 95% degli agricoltori italiani che, a differenza dei colleghi europei, gestiscono in media molti meno ettari di terra e che si trovano oggi a pagare pure l’Irpef».
Protesta dei trattori, Galvani: “Lollobrigida cerca di spaccare la nostra protesta”
La sua critica, oltre a Coldiretti, si estende anche al ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Lollobrigida?
«Il ministro Lollobrigida due giorni fa ha detto che non c’era motivo di manifestare; ieri ci ha dato invece ragione, contraddicendosi nei fatti in meno di due giorni. Questa mattina, mentre la nostra protesta va avanti da dieci giorni, abbiamo saputo che il ministro ha creato alcuni presidi – composti in realtà da iscritti del suo partito – che andranno a trattare a nome di tutti noi. Invece che affrontare i problemi, in altre parole, il ministro cerca di spaccare la nostra protesta. Ma nessuno ci cascherà».
Quanto pensa durerà ancora la vostra protesta?
«Stiamo mettendo la faccia in questa protesta e dunque, finché non otterremo quanto richiesto, non ci fermeremo. Basta guardare alla Francia: ieri Macron ha reagito alla protesta dei suoi agricoltori. Noi vogliamo ottenere lo stesso, anche perché non abbiamo altra scelta».
Galvani: “Noi agricoltori favorevoli alla sostenibilità ma vogliamo regole uguali per tutti”
È possibile coniugare l’intenzione dell’Europa di rendere sostenibile l’agricoltura con i bisogni degli stessi agricoltori?
«Noi non siamo contro l’obiettivo della sostenibilità, ma ci battiamo perché i principi che la politica europea ci impone siano rispettati: non è possibile che entrino nel nostro mercato prodotti che non rispettano le norme che noi siamo costretti a seguire. Perché per gli altri il mercato è libero e per noi no? Se uno straniero compie un reato sul nostro territorio la legge non cambia: allora perché le regole del mercato possono farlo?».