Bonus transizione 5.0 per le imprese, in arrivo gli incentivi fino al 45% nel 2024 a seconda della fascia di investimento e della classe di efficientamento energetica raggiunta. A dettare le nuove regole delle spese e degli investimenti agevolati è il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) che prevede un pacchetto di norme che entrerà nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il provvedimento è atteso in uno dei prossimi Consigli dei ministri.
Il bonus fino al 45% sarà finanziato dalle risorse del RepowerEu. Si prevedono risorse per la copertura dei crediti d’imposta fino a 6,3 miliardi di euro da questo fondo. Ma il grosso della componente dovrà essere, inevitabilmente, “green”.
Per il calcolo dei crediti spettanti, infatti, bisognerà avere un indice di almeno il 3 per cento, misurato dal rapporto tra i volumi di investimento con il risparmio energetico.
Bonus transizione 5.0 per le imprese, in arrivo incentivi fino al 45%: tutte le ultime novità
Sta per essere emanato il decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) che prevede il bonus per la transizione 5.0, con incentivi alle aziende che arrivano al 45%. Il pacchetto dei contributi avrà una dotazione di 6,3 miliardi di euro, di provenienza del fondo RepowerEu per questo e il prossimo anno. Gli investimenti dovranno assicurare una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3 per cento.
Bonus transizione 5.0, quali spese rientrano nel 2024 e 2025?
Tra le spese ammissibili del bonus transizione 5.0 (per beni materiali e immateriali) rientrano anche quelle per la formazione del personale nel tetto massimo di 300.000 euro e del 10% dell’investimento complessivo.
Nel dettaglio, le spese che concorrono alla fruizione dei contributi alle imprese riguardano gli acquisti di:
- beni materiali, quali macchine utensili, robot e magazzini automatizzati;
- beni immateriali quali software interconnessi con i processi produttivi dell’impresa richiedente;
- beni per produrre in autonomia le energie derivanti da fonti rinnovabili e le spese per formare i dipendenti di cui sopra.
Contributi e crediti d’imposta 2024 a seconda della fascia d’investimento e classe efficienza energetica
Il risparmio energetico che gli investimenti agevolati dal bonus dovrà raggiungere almeno la quota del 3 per cento. Tale percentuale deve essere calcolata incrociando le informazioni sugli investimenti e sulla riduzione dei consumi energetici. Nel dettaglio del credito d’imposta spettante (sono 9 i relativi livelli), occorrerà confrontare la fascia di investimento con la classe di efficienza energetica.
Per spese di investimento da 0 a 2,5 milioni di euro, il credito d’imposta è pari al 35% delle spese nella prima classe energetica; al 40% per la seconda classe energetica e al 45% nella terza. Su investimenti di fascia da 2,5 a 10 milioni di euro, le percentuali di credito d’imposta del Piano transizione 5.0 prevedono il 15% di bonus nella prima fascia, il 20% nella seconda e il 25% nella terza fascia di efficientamento energetico.
Per la fascia d’investimento da 10 a 50 milioni di euro, le percentuali agevolate previste variano dal 5% della prima classe di efficienza energetica, al 10% della seconda fascia, fino al 15% della terza fascia.
Doppia certificazione per il grado di efficientamento energetico: come si calcola
Tra le novità del bonus Transizione 5.0 rientra anche quella della doppia certificazione, come richiesto dalla Commissione europea. Le imprese richiedente gli incentivi dovranno dotarsi di una certificazione di un valutatore indipendente prima dell’investimento e di una certificazione ex post, sulla riduzione del consumo di energia.
Attesa per i nuovi contributi, lo testimonia il calo di ordinativi
Particolarmente attesa è l’emanazione del decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), dal momento che gli ordinativi di macchinari è calato nell’ultimo trimestre del 2023. L’Associazione Umicu – Sistemi per produrre calcola, infatti, che nei tre mesi da ottobre e dicembre del 2023, l’indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu segna un calo del 31,1% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2022.
In valore assoluto l’indice si è attestato a 92,1 (base 100 nel 2015). Il risultato negativo è frutto della riduzione della raccolta ordinativi sul mercato interno; l’estero invece mostra capacità di tenuta. Sul fronte interno, gli ordini hanno segnato un arretramento del 69,1%, rispetto al quarto trimestre del 2022, per un valore assoluto di 79,4.