Quando è stato rapito Ermanno Lavorini e da chi? Perché è stato ucciso? Sono solo alcuni dei tanti interrogativi che ancora ruotano attorno alla storia del 12enne scomparso e poi trovato morto a Viareggio nel lontano 1969. Una storia che molti ancora ricordano come uno spartiacque, come quella, di poco più recente, di Alfredino Rampi, il bimbo di sei anni morto dopo essere caduto in un pozzo tra Vermicino e Selvotta, in provincia di Roma.
La storia di Ermanno Lavorini, il 12enne rapito e ucciso a Viareggio nel 1969
Ermanno Lavorini era nato a Viareggio il 13 marzo del 1956. Quando scomparve nel nulla, il 31 febbraio del 1969, aveva 12 anni ed era uscito di casa per andare al luna park. Sarebbe stato ritrovato, morto, due mesi più tardi, in una pineta situata tra Torre del Lago e Marina di Vecchia molto frequentata dagli omosessuali dell’epoca.
Le indagini che hanno riguardato il suo rapimento e il suo omicidio sono state lunghe ed intricate. All’iniziò si pensò a un sequestro a scopo di estorsione: dopo la scomparsa i genitori del ragazzino, titolari di un negozio del centro di Viareggio, avevano infatti ricevuto una telefonata in cui si chiedeva loro un riscatto di 15 milioni di lire in cambio della sua liberazione.
Poi gli inquirenti si erano concentrati sulla pista sessuale, ipotizzando che Lavorini fosse finito nel mirino di qualche pedofilo che, dopo averne abusato per appagare i suoi bassi istinti, lo aveva ucciso. Sembrava indicarlo il luogo del ritrovamento, che per molti, in quel periodo, era un vero e proprio “luogo del vizio”.
I sospetti su due uomini innocenti
La svolta arrivò quando dei ragazzi che frequentavano la pineta puntarono il dito contro un commerciante di nome Alfredo Menciani, un padre di famiglia. Dissero che era stato lui ad uccidere il 12enne, dopo averlo avvicinato per un rapporto sessuale.
L’uomo, che si sarebbe rivelato innocente, rimase talmente scioccato dal fatto di essere stato accusato pubblicamente di cose che non aveva mai fatto, che crollò psicologicamente, venendo rinchiuso nella clinica psichiatrica dove qualche anno dopo sarebbe morto suicida, impiccandosi con un lenzuolo.
Era stato incolpato ingiustamente, come il 56enne Giuseppe Zacconi, figlio dell’attore Ermete, che, dopo essere finito nel mirino degli inquirenti, prima di lui aveva subito un vero e proprio linciaggio da parte della stampa, finendo per morire d’infarto.
Chi sono gli assassini di Ermanno Lavorini?
I veri colpevoli del rapimento e dell’omicidio del ragazzino sarebbero stati individuati qualche mese dopo. Erano stati loro ad additare come colpevole Menciani, per depistare le indagini. Si trattava di Marco Baldisseri, Rodolfo Della Latta, detto “Foffo”, e Pietro Vangioni.
Avevano tra i 16 e i 20 anni di età e facevano tutti e tre parte del Fronte monarchico di Viareggio. Finiti a processo, affermarono che Lavorini era stato ucciso accidentalmente al culmine di una lite scoppiata per la spartizione di alcuni bossoli di pistola che avevano ritrovato in spiaggia.
Tanti sono ancora convinti del fatto che dietro alla vicenda possa celarsi un movente diverso, forse di tipo politico. Che i tre fossero solo delle marionette appese a un filo, manovrate da qualcuno di più influente.
Nel 1977 furono condannati in via definitiva a 11, 8 e 9 anni di carcere. Nel farlo la Cassazione arrivò alla conclusione che avessero organizzato il rapimento del 12enne, sfociato in omicidio, per raccogliere dei fondi da usare per finanziare la loro organizzazione.
Dal punto di vista giudiziario è questa la verità. Secondo molti, però, la storia di Ermanno Lavorini non ha mai ottenuto la giustizia che meritava.