Un nuovo episodio di violenza al personale della polizia penitenziaria è avvenuto nel primo pomeriggio di ieri, 30 gennaio, a Sassari. L’ennesima aggressione in carcare, una situazione da tempo denunciata dal Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria.
Sassari, nuova aggressione in carcere: il Sappe denuncia
Il delegato del Sappe della Sardegna, Antonio Cannas, ha denunciato il terribile episodio nel carcere di Bancali a Sassari, accaduto ieri 30 gennaio:
Nel primo pomeriggio di ieri, un detenuto tunisino ha improvvisamente cercato di colpire, senza alcun motivo, il poliziotto in servizio nella Sezione che era intento all’accompagnamento dell’infermiere per la somministrazione delle terapie farmacologiche.
Secondo la ricostruzione e le testimonianze fornite dai poliziotti in servizio, l’uomo era particolarmente agitato. All’improvviso ha cominciato a inveire contro gli altri detenuti, così da richiedere l’intervento degli agenti ed evitare gravi problemi di ordine e sicurezza. Così, Cannas ha aggiunto:
Il tempestivo intervento dei poliziotti teso a smorzare la tensione nel Reparto detentivo ha inizialmente raggiunto lo scopo ma poi il ristretto nordafricano, temporaneamente spostato in una delle celle d’attesa, si è proditoriamente scagliato contro alcuni poliziotti, colpendone uno al volto e un altro, con una gomitata, all’occhio, entrambi poi inviati in Ospedale per le cure del caso
Purtroppo, l’episodio potrebbe non essere l’unico, dal momento che il detenuto aveva già mostrato segni di recidività e evidenti problemi di natura psichiatrica. Secondo Cannas, inoltre, questa non sarebbe la prima denuncia dell’associazione sindacalista, infatti, il segretario regionale del sindacato, Luca Fais ha detto:
Il Sappe denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri sarde, ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere e a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa amministrazione penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti