Pensioni, tagli e sospensioni spesso vanno di pari passo, anche perché l’INPS tende ad applicare delle penali ai pensionati; nei casi gravi, procede con la sospensione del trattamento, richiedendo anche la restituzione delle somme percepite indebitamente. Vediamo insieme quando si applicano le sanzioni sulle pensioni.
Pensioni, tagli e sospensioni
Nelle ultime settimane, sono stati rilevati numerosi episodi che hanno evidenziato il problema dei proventi da lavoro. A qualcuno, l’INPS ha comunicato l’applicazione delle sanzioni sull’importo del cedolino e contestualmente ha richiesto la restituzione delle somme versate indebitamente per decine di migliaia di euro.
Come vengono calcolate le sanzioni Inps?
L’applicazione di sanzioni significative da parte dell’Istituto è una delle molte sfide che i pensionati di Quota 100, 102 e 103 stanno affrontando, poiché esiste un limite nell’esercizio di attività lavorativa, anche in presenza di emolumenti del tutto irrisori. La normativa non permette il lavoro autonomo completamente occasionale con un reddito uguale o inferiore a 5.000 euro all’anno.
L’INPS ricorda che si tratta di vincoli legati alle misure pensionistiche per le quali si richiede l’accesso; pertanto, è sempre consigliabile consultare i requisiti e il quadro dei vincoli legati alle prestazioni previdenziali per le quali si richiede l’accesso.
Sicuramente, il governo italiano, per rendere meno allettante l’accesso alla pensione, ha rafforzato questi e altri vincoli, rendendo molto più svantaggioso andare in pensione che restare a lavorare, anche se si hanno più di 64 anni di età.
Che piaccia o no, il sistema previdenziale sta diventando un meccanismo sempre più complesso. Considerando i nuovi vincoli legati alla pensione Quota 103, come la perdita del calcolo retributivo e l’applicazione del solo sistema contributivo per il calcolo della rendita mensile, insieme all’aumento dell’età pensionabile per l’accesso all’Ape sociale e i nuovi limiti per l’Opzione donna, alla fine, lavorare potrebbe rimanere l’ultima scelta accettabile, nonostante l’età e il peso di una carriera lavorativa lunga e stressante.
Cosa succede a chi compie 67 anni di età
L’INPS può avviare un protocollo speciale per la restituzione delle somme versate e non dovute, fino a sospendere la pensione. Non si tratta di casi rari, ma piuttosto di una realtà che affligge molti pensionati che si sono ritrovati a fare i conti con cifre esorbitanti da restituire.
Nelle ultime settimane, non è passato inosservato il caso di un pensionato Quota 100, al quale l’INPS ha richiesto una restituzione di 20.000 euro a fronte di un emolumento di 77 euro percepito per un lavoro come comparsa in un film. Purtroppo, questo non è l’unico caso di ingiustizia subita dai lavoratori a favore dell’Istituto.
Pensioni tagli sospensioni: le regole del 2024
D’altra parte, il meccanismo è cristallino. L’Istituto richiede indietro dai pensionati tutte le somme ricevute nel corso di un determinato periodo, con decorrenza dal mese di gennaio precedente all’avvio del lavoro o simile. Quest’ultimo punto è forse quello più controverso della norma; pertanto, secondo la legge, le rendite percepite a titolo di pensione, non dovute vanno restituite.
È importante notare che per i pensionati che superano i 67 anni di età cade il vincolo legato alla cumulabilità con i redditi da lavoro.
Come riportato dall’INPS nella sezione dedicata ai requisiti per la pensione anticipata, ha spiegato che il trattamento non è cumulabile con i redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa, svolta anche all’estero, a eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.
L’incumulabilità viene applicata per il periodo intercorrente tra la data di decorrenza della pensione e la data di maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia.
A cui segue l’adeguamento all’incremento dell’aspettativa di vita, così come previsto nella gestione a cui è stata richiesta la liquidazione della pensione.
Infine, l’eventuale presenza di redditi derivanti da attività lavorativa diversa da quella autonoma occasionale sopra indicata comporta la sospensione dell’erogazione della pensione nell’anno di produzione dei suddetti redditi e l’eventuale recupero delle rate di pensione indebitamente corrisposte.