Il ministro Tajani ha confermato che il processo di Ilaria Salis, la giovane antifascista accusata di tentato omicidio colposo nei confronti di due militanti di estrema destra a Budapest, si terrà in Ungheria.
Numerose le denunce del padre della 39enne, Roberto Salis, che ha più volte ribadito le scarse condizioni in cui verte la figlia in carcere. Durante il processo è stata legata per mani e piedi e “trattata come un animale” come raccontato dal genitore.
Caso Salis, il servizio penitenziario ungherese: “Norme di detenzione rispettate”: cosa è successo
L’organizzazione penitenziaria si è dissociata dalle accuse di alcune testate italiane e del padre della donna, asserendo che le “norme di detenzione del sistema carcerario sono ampiamente rispettate“.
Tra le critiche: celle sporche, una prigione piena di topi, cimici e guardie brutali. Tutto potenzialmente smentito dall’organizzazione che declinato le maldicenze:
“Riteniamo triste e immorale che alcuni media riportino il “getto di fango” di un ex detenuto senza consultare la controparte, trattandolo quasi come un dato di fatto”
Il Servizio Penitenziario Ungherese: “I detenuti possono sporgere denuncia”
I referenti della struttura detentiva hanno difeso il lavoro dei gestori del carcere, specificando di essere in regola con le rigorose norme vigenti, controllate dalla Procura e dal Commissario per i diritti fondamentali.
E concludono: “I detenuti che ritengono che i loro diritti siano in qualche modo violati possono sporgere denuncia“.
Il ministro Tajani, ha dichiarato che per Ilaria Salis si cercherà di ottenere ove possibile, gli arresti domicilari.