Investire nel 2024: quali sono i rischi che i risparmiatori devono tenere in considerazione? Analizziamo il contesto macroeconomico attuale e quali potrebbero essere le proiezioni.

L’anno appena concluso è stato caratterizzato dallo spauracchio del trend inflattivo e dall’aumento dei tassi di interesse deciso dalle banche centrali con conseguenze negative sulla stabilità finanziaria dei mercati internazionali. Si è temuto il rischio di un’ondata recessiva.

A preoccupare le famiglie e le imprese sono stati i dieci aumenti dei tassi di interesse decisi dalla Bce per frenare l’inflazione. Con l’inizio del nuovo anno 2024 la Presidente Lagarde ha sottolineato che occorre essere prudenti e che al momento i tassi rimarranno del tutto invariati. Il taglio dei saggi potrebbe arrivare a partire dalla stagione estiva 2024: c’è molto entusiasmo sul mercato obbligazionario.

Scopriamo in questa guida quali sono i rischi da tenere in considerazione nel caso in cui si decida di investire nel 2024.

Investire nel 2024: quali sono i rischi legati al trend inflattivo?

Nelle fasi di mutamento delle politiche monetarie è necessario valutare attentamente quali potrebbero essere gli squilibri derivanti dall’atteso taglio dei tassi di interesse. L’inasprimento della politica monetaria deciso dalle banche centrali ha portato ad un netto aumento delle rate dei mutui e dei prestiti, con una difficoltà da parte delle famiglie e delle imprese a rispettare le scadenze, abbiamo assistito al default di tre istituti bancari regionali e alla crisi del mercato immobiliare, confermata dall’istanza di liquidazione dell’Evergrande, uno dei colossi cinesi del mattone. Nei prossimi mesi si potrà comprendere se i rischi legati all’inflazione sono stati archiviati in modo definitivo.

Investire nel 2024: l’instabilità politica

L’instabilità politica è un altro rilevante fattore che va a condizionare le politiche economiche implementate dai governi. Ci sono eventi geopolitici che impattano sull’euforia dei mercati borsistici internazionali: la guerra in Ucraina, la crisi del Mar Rosso e una possibile seconda vittoria di Trump alle elezioni USA 2024. Il rischio politico va ad impattare sulla crescita economica, che rimane labile e alimenta l’incertezza sulle politiche economiche. 

Si va verso la deglobalizzazione?

Dopo una lunga fase caratterizzata dalla globalizzazione e dall’apertura dei sistemi economici ai flussi commerciali, siamo entrati in una fase di deglobalizzazione, con la conseguente adozione di misure protezionistiche che stanno influenzando il trend dei mercati finanziari.

L’implementazione di una politica autarchica porterà alla riduzione della dipendenza strategica delle economie dell’Occidente dalle importazioni dei paesi emergenti. Si pensi, ad esempio, alle interruzioni delle forniture di petrolio e di gas da parte della Russia e del Qatar nel Vecchio Continente.

Investire nel 2024: la transizione ambientale

Un altro rischio che va ad impattare sui sistemi economici è quello climatico: spopolamento, migrazioni di determinate aree geografiche, desertificazioni ed aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Lo studio Net Zero Economy 2050 di Enel mette in evidenza che il processo di decarbonizzazione garantirà maggiori benefici economici e sociali e investimenti più efficaci.

Il trend delle emissioni di CO2 ha messo in evidenza la necessità di ripensare il sistema energetico. Gli investimenti sulle rinnovabili darebbero grande slancio al sistema economico e renderebbero il Belpaese energeticamente indipendente. Nel corso degli ultimi tre decenni l’Italia è stata il fanalino di coda nel Vecchio Continente per crescita del PIL, che dal 1993 è aumentato solo di oltre 20 punti percentuali rispetto alla media di quasi il 60%.

Investire sulle rinnovabili è una scelta strategica realistica. Negli ultimi anni l’Italia ha dovuto affrontare ostacoli amministrativi e burocratici che hanno frenato la transizione rinnovabile. Per realizzare una transizione energetica è necessario attivare il loop virtuoso tra tutela ambientale, innovazione tecnologica e infrastrutturale.

Lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresenta il cuore pulsante della transizione energetica: oltre al geotermico ed all’idroelettrico, negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di ulteriori tecnologie, tra cui l’eolico ed il fotovoltaico. Il processo dei consumi e di elettrificazione contribuisce a migliorare l’efficienza energetica.