Sono numerose le radici connesse al nome che caratterizza i “giorni della merla”. Una delle versioni più diffuse, specialmente tra i più giovani, narra di un antico dissidio tra una merla bianca e il mese di gennaio.
I giorni della merla, leggenda scuola primaria
Secondo questa leggenda, ogni volta che l’uccellino si avventurava alla ricerca di cibo, le temperature scendevano improvvisamente, provocando un crescente disagio all’animale. In quei tempi, gennaio durava solo 28 giorni. La merla supplicò il mese di accorciarsi, ma la richiesta non ottenne successo. L’anno successivo, l’animale adoperò l’ingegno: accumulò cibo nel nido, rimanendo al riparo fino al 28° giorno, per poi uscire, beffando il mese di gennaio. Quest’ultimo, infuriato, richiese tre giorni a febbraio e scatenò una tempesta. La merla, inizialmente bianca come la neve, si rifugiò in un comignolo per tre giorni (appunto il 29, 30 e 31). Quando uscì, era nera, ricoperta completamente di cenere, spiegando così il suo colore. Una storia fiabesca tramandata di generazione in generazione.
Le versioni alternative
Una versione “cremonese” di questa storia aggiunge un tocco locale. In questo caso, non ci furono prestiti di giorni, ma tutto ebbe inizio dalle beffe dei merli bianchi verso un gennaio particolarmente mite. Le temperature calarono bruscamente, portando il gelo anche ai primi giorni di febbraio. Anche in questa versione, i merli (bianchi) si trovarono costretti a cercare rifugio tra i comignoli carichi di fuliggine.
In Sardegna, questi tre giorni sono noti come “Sas dies imprestadas” o i giorni prestati. Qui, un pastore vantandosi di un pascolo agevole a fine gennaio causò l’arrivo di vento, gelo e neve per i successivi tre giorni “prestati” (anch’essi da febbraio), causando la morte di tutte le pecore, tranne una.
Altre leggende legate al 29, 30 e 31 gennaio e all’origine del nome “Giorni della merla” sono state riportate da Sebastiano Pauli nel 1740. In una di esse, un cannone chiamato la Merla poteva attraversare il fiume Po solo in quei tre giorni, quando il freddo ghiacciava le acque del fiume. Nell’altra, si fa riferimento a una nobile Signora di Caravaggio soprannominata De Merli, che riuscì ad attraversare il Po solo quando era completamente ghiacciato per il gelo.