Resta senza un colpevole l’omicidio della giovane Lisa Gabriele, trovata senza vita in un bosco del comune di Montalto, in provincia di Cosenza, il 9 gennaio del 2005: nella giornata di ieri, 29 gennaio, il gup ha infatti assolto l’unico imputato, l’ex poliziotto Maurizio Abate, finito a processo dopo la riapertura del caso nel 2018.

Omicidio Lisa Gabriele, assolto l’ex poliziotto Maurizio Abate

Lisa Gabriele aveva 22 anni quando, il 9 gennaio del 2005, fu trovata morta all’interno della sua Fiat 500 in una zona boschiva situata tra i comuni di Rende e Montalto Uffugo, a Cosenza. Accanto al suo corpo c’erano una bottiglia di whisky, un biglietto d’addio e degli psicofarmaci.

Si era subito pensato a un caso di suicidio. Poi, nel 2018, la svolta. La Procura cosentina aveva ricevuto una lettera anonima in cui si faceva esplicito riferimento alla morte della giovane e la si additava a un poliziotto della stradale con cui la stessa aveva avuto una relazione sentimentale.

Sono un poliziotto onesto della stradale. Per troppo tempo sono stato costretto al silenzio dalla paura e per troppo tempo afflitto dal senso di impotenza e dal rimorso. Voglio però liberarmi almeno dal peso di non aver in qualche modo contribuito a far luce su un episodio gravissimo. Parlo di una ragazza, Gabriele Lisa originaria di Rose, morta a 22 anni per la sola colpa di essersi innamorata di un delinquente che purtroppo veste la mia stessa divisa,

scriveva l’autore, sostenendo che la ragazza, per timore di essere lasciata dall’uomo che frequentava, gli avesse raccontato di essere incinta, venendo picchiata e poi soffocata con un cuscino in un luogo diverso da quello in cui era stata ritrovata. Uccisa, quindi.

La riapertura del caso

Gli accertamenti condotti sulla salma di Gabriele avevano permesso di escludere che la ragazza avesse assunto dei farmaci. Sulla bottiglia di whisky, inolte, non c’erano tracce, come se fossero state cancellate. La lettera appariva solo parzialmente autentica.

Si era ipotizzato che qualcuno l’avesse manomessa per depistare le indagini e far pensare a un gesto volontario. Dopo la riapertura del caso i sospetti degli inquirenti si erano concentrati sull’ex poliziotto Maurizio Abate, ora assolto dal gup di Cosenza.

L’ipotesi è che, dopo aver avuto una relazione extraconiugale con la giovane, l’uomo l’avesse uccisa (perché la moglie era incinta). A suo carico, però, non ci sarebbero abbastanza indizi di colpevolezza. I legali che lo difendono, Francesco Muscatello e Marco Facciolla, si sono detti soddisfatti del risultato. Stando a quanto previsto dalla sentenza, Abate dovrà solo scontare 5 anni per reati in materia di sostanze stupefacenti.

Tanti gli omicidi rimasti senza un colpevole in Italia

Sono tanti, in Italia, i casi di omicidio rimasti senza un colpevole che anche dopo tanti anni dai fatti continuano a riempire le pagine di cronaca. Si pensi a quello di Simonetta Cesaroni, noto con il nome di “delitto di via Poma”, consumatosi a Roma il 7 agosto del 1990.

Dopo la riapertura del caso nel 2022, la Procura di Roma ne ha di recente chiesto l’archiviazione, sostenendo di non aver acquisito elementi nuovi o utili per dare un nome all’assassino della vittima. Così come non ha un nome l’assassino di Katy Skerl, la 17enne trovata senza vita il 22 gennaio del 1984 in una vigna di Grotteferrata, nel territorio dei Castelli Romani.

Si tratta di due dei più grandi gialli della Capitale, insieme a quelli relativi alla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Misteri irrisolti di cui si continua a parlare. Come quello del giornalista Mino Pecorelli, freddato a colpi di pistola, sempre a Roma, il 20 marzo del 1979. A distanza di quasi 45 anni, non ha un nome né chi gli ha sparato né il mandante dell’omicidio.

Ne ha parlato il figlio Andrea nell’ultima puntata di “Crimini e Criminologia” andata in onda su Cusano Italia Tv, sostenendo di sapere che “il suo assassino è ancora vivo e vegeto“.