Le corride sono riprese a Città del Messico. Dopo due anni di sospensione grazie a una sentenza del tribunale, adesso Plaza México, l’arena più grande del mondo, torna a fare da palcoscenico al cruento e discutibile spettacolo. La decisione non piace però ai tanti animalisti messicani, che si sono dati appuntamento ieri, domenica 28 gennaio, fuori dalla monumetale arena cittadina per protestare contro la ripresa delle tauromachie moderne, considerate atti “barbarici”.

Maxi protesta a Città del Messico: gli animalisti dicono no alla ripresa delle corride

Gli animalisti messicani insorgono contro la ripresa delle corride a Città del Messico. Ieri, domenica 28 gennaio, dopo due anni di sospensione, sono ripresi gli spettacoli all’interno della monumentale Plaza México. Come riportato dall’Agi, mentre la corrida era in corso, applaudita da migliaia di persone sostenitrici dell’evento al grido di “Lunga vita alla libertà”, fuori la protesta si infiammava.

Partita dalla zona di Glorieta de Insurgentes, i manifestanti sono sfilati lungo l’Avenida Insurgentes fino a raggiungere l’arena. Diversi gli striscioni che incitavano al rispetto nei confronti dei tori e contro chi ancora sostiene questo tipo di spettacoli. Tra gli striscioni portati in corteo alcuni recavano la scritta “assassini” o “uccidere non è cultura”.

La causa degli animalisti messicani contro la pratica della corrida

La pratica della corrida è antichissima e fa parte della variegata tradizione latina, molto seguita anche in Spagna. In voga in Messico dal XVI secolo, la tauromachia era stata messa al bando da una sentenza del tribunale di Città del Messico dopo una causa intentata proprio dalle organizzazioni animaliste locali.

A due anni di distanza da quella sentenza, le corride sono riprese dopo che la Corte Suprema aveva revocato la decisione. Ma gli attivisti dei diritti degli animali promettono battaglia ed è probabile che intenteranno una nuova causa per ottenere la definitiva cessazione di quella che viene definita una barbarie. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha già avanzato la proposta di indire un referendum per decidere del futuro di questo tipo di spettacoli nel principale Paese del Centro America.