Umiltà, ingenuità e generosità sono le tre parole che meglio definiscono la vita e la personalità di Sandra Milo secondo Pupi Avati, che la volle sul set de Il cuore altrove del 2003. Lei, diva straordinaria di una delle stagioni migliori del cinema italiano e musa di uno dei suoi maestri indiscussi – Federico Fellini – si mise al servizio della pellicola del regista emiliano con la semplicità dell’esordiente. Avati ricorda la sua esperienza e racconta cosa la rese una delle dive più grandi del nostro cinema.
Pupi Avati su Sandra Milo: “Se ne va una delle ultime dive del cinema italiano”
Sandra Milo se n’è andata serenamente nella sua casa all’età di 90 anni, circondata dall’affetto di chi le ha voluto bene e di chi l’ha ammirata nel corso della sua vita carriera.
Tra i suoi ammiratori è necessario annoverare anche Pupi Avati, uno dei registi più importanti del cinema italiano contemporaneo, che volle proprio la diva al suo fianco nel 2003 per le riprese de Il cuore altrove.
Un’esperienza che il regista ricorda ancora con affetto e meraviglia, perché gli permise di entrare in contatto con una donna che aveva tutte le stimmate della straordinarietà, come emerge dalle parole con cui la rievoca, raggiunto telefonicamente da Thomas Cardinali per TAG24.
Dopo l’addio, lo scorso anno, a Gina Lollobrigida, oggi quello a Sandra Milo. È rimasta solo Sophia Loren delle grandi dive del cinema italiano…
“Probabilmente è così. Tuttavia, Sandra Milo era sicuramente la più umile tra tutte le attrici con le quali ho lavorato nella mia vita e, al contrario di molte di esse, aveva partecipato ai grandi capolavori del cinema italiano“.
Qual era la più grande dote cinematografica che la rendeva un’attrice unica?
“Sicuramente questo suo senso di inadeguatezza, questa paura di non saper fare le cose, tipica delle persone migliori. Nella mia lunghissima esperienza – ho fatto 54 film, quindi di attori ne ho visti di tutte le dimensioni e qualità – i migliori sono quelli che affrontano un film, magari avendo alle spalle una filmografia ricca e copiosa, e tuttavia hanno paura di non essere all’altezza. Questo è l’atteggiamento che trovo più straordinario di Sandra Milo. Sul set era ancora una ragazzina uscita da un’accademia che si trovava ad affrontare per la prima volta un film professionale. Invece alle spalle aveva la storia del cinema“.
Pupi Avati e Sandra Milo ne Il cuore altrove: “L’opportunità di avere accanto la musa di Fellini”
Avati ricorda con affetto il lavoro con Sandra Milo e condivide i dettagli di quella esperienza sul set de Il cuore altrove.
Come fu lavorare con lei per Il cuore altrove e perché la volle in quel film?
“La ragione più profonda e più sincera per cui io convolsi Sandra per quel film, fu quella di avere con me, per un certo periodo, una delle ultime ma più autentiche testimoni della vita di quello che è stato il regista che mi convinse a fare cinema, che è Federico Fellini. Avere l’opportunità di stare vicino, durante gli intervalli tra un ciak e l’altro, a una persona che aveva vissuto così intimamente con Federico Fellini, sia professionalmente che non, era un’opportunità che volevo riservarmi“.
Dal punto di vista umano, cosa la colpì della Milo?
“Lei era di una franchezza, di una ingenuità, era come parlare con una persona senza filtri. E siamo diventati molto amici, non in modo ‘cinematografico’ ma autenticamente. Perché lei era una persona rimasta veramente infantile in tutto quello che faceva. Basti pensare che un essere umano come lei, che aveva il suo posto di diritto nella storia del cinema italiano, aveva ancora in sé quel senso di inadeguatezza che la portava, alla fine di ogni inquadratura, a guardarmi con un’aria interrogativa, quasi attendendo un giudizio come se fosse al primo film. Questo è l’atteggiamento tipico solo dei grandi“.
La battaglia per i lavoratori dello spettacolo durante la pandemia
Spontaneità che faceva anche rima con generosità e coraggio nell’animo della Milo la quale, durante il difficile periodo della pandemia di Covid-19, scese in campo con forza al fianco dei lavoratori dello spettacolo, piegati da quel lungo stop forzato.
Sandra Milo è stata, negli ultimi anni, decisiva per una legge più attenta ai lavoratori dello spettacolo. La ricordiamo tutti incatenata davanti a Palazzo Chigi, ricevuta dal premier Giuseppe Conte, durante la pandemia…
“In questo emerge la sua generosità, che era senza fine nei riguardi degli altri, così come la capacità di solidarizzare. Lei avrebbe potuto benissimo presentarsi, con il curriculum che aveva alle spalle, con un atteggiamento di sufficienza nei riguardi di molti di coloro con cui collaborava. Tornando a Il cuore altrove, in quel film debuttavano Neri Marcorè e Vanessa Incontrada. Erano alla loro primissima esperienza e l’umiltà con cui lei si rese disponibile rappresentava veramente una grande lezione per tutti coloro per cui è sufficiente fare successo perché non ti salutino più“.
L’ultima domanda riguarda che cosa le ha trasmesso la musa di Federico Fellini, il regista che lei ha amato di più?
“La grande passione. Lei era già molto in là nella sua carriera e tuttavia amava questo mestiere come se fosse ancora agli inizi. Questa è la cosa che me la rende molto vicina, perché io, a 85 anni, mi trovo nella stessa condizione nei riguardi del mio mestiere. Ora sto girando un nuovo film con il suo stesso atteggiamento, come se fosse il primo film della mia vita“.