La resurrezione digitale è una nuova frontiera tecnologica e innovativa che coinvolge la preservazione e la riproduzione digitale dell’identità delle persone dopo la loro morte.

Ci sarà presto, dunque, la possibilità di chattare con i nostri cari defunti? Le domande etiche e morali sono tantissime, e ci si chiede se siamo pronti ad un simile cambiamento. Quali sono i rischi? Scendiamo nei dettagli.

Cos’è la resurrezione digitale

Persone morte che continuano a vivere digitalmente, utilizzando l’intelligenza artificiale. In tutto il mondo si stanno sviluppando i cosiddetti “Deadbot”, ovvero dei chatbot creati con le informazioni dei defunti, che consentirebbero loro di continuare a vivere.

Questa immagine è stata creata per la prima volta tre anni fa. L’emittente televisiva sudcoreana MBC all’epoca fece un esperimento, come riferisce il giornalista e autore di libri Moritz Riesewieck che afferma: “Abbiamo incontrato un giovane in Canada che, anni dopo la morte della sua fidanzata, sta ancora chiacchierando con il suo chatbot. Spesso sta seduto fino a tarda notte, sdraiato sul letto e conversa con lei come se fosse sdraiata accanto a lui “.

L’uomo pone addirittura domande spirituali al chatbot come “Dove sei adesso?”, “Come stai dove sei?”. Era come se stesse cercando di stabilire una connessione con la fidanzata dall’aldilà.

Questo fa comprendere che, in realtà, le persone vengono in un certo senso ingannate. I deadbot non danno risposte nuove, ma possono solo ricreare possibili repliche dagli esempi vocali e testuali inseriti dal defunto nel chatbot.

L’utente ha, tuttavia, l’impressione di una conversazione reale, anche dopo la morte del proprio caro.

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Resurrezione digitale: l’umanità è pronta a questa evoluzione?

La resurrezione digitale è un modo reale per affrontare e superare il dolore del lutto? In linea di principio, i rituali funebri tradizionali e religiosi mirano piuttosto a sostenere i parenti nel dire addio al proprio caro.

Anche i consulenti del dolore (psicologi e psicoterapeuti) si concentrano sui rituali che rendono possibile dire addio al proprio caro, lasciarlo andare.

Questi deadbot, invece, potrebbero portare le persone a non riuscire mai a dire addio al proprio caro defunto.

I chatbot, invece, con la loro finzione, possono mettere a repentaglio il processo di elaborazione del lutto. Se il mio cellulare squilla all’improvviso ed un parente o un amico defunto, questo non è utile ad elaborare, superare il lutto e a continuare la vita reale con le persone reali.

Inoltre il rischio per i parenti o gli amici di persone defunte che usano i deadbot, è anche quello di diventarne dipendenti e di non riuscrisi più a staccare da questo modo fittizio di comunicare.

La morte è un mercato enorme

La morte è un mercato enorme. Alcuni chatbot vengono pagati per ottenere una risposta, mentre altri utenti firmano contratti o abbonamenti temporanei. I prezzi variavano da dieci euro a diverse centinaia di euro per contratti più lunghi.

Apparentemente, quindi, si parla con un defunto, ma la realtà è che dietro ci sono aziende che utilizzano il dolore per guadagnare.

Resurrezione digitale e avatar virtuali dei propri cari

Alcune aziende stanno sviluppando avatar virtuali o rappresentazioni 3D di persone defunte, offrendo la possibilità ai sopravvissuti di interagire con queste creazioni digitali.

Un esempio noto è il progetto “You Only Virtual” (YOV). Ad esempio, in Corea del Sud, una madre ha creato un avatar della sua figlia defunta per rivederla e parlarle.

L’intelligenza artificiale di questi avatar cerca di imitare realisticamente la persona scomparsa, portando a situazioni in cui le persone possono comunicare con l’avatar come parte del processo di elaborazione del lutto.

Come abbiamo anticipato, però, c’è la preoccupazione che questa pratica possa interferire con il sano processo di affrontare la perdita ed elaborare il lutto.

Gli avatar di persone defunte possono essere paragonati ai deepfake, che sono manipolazioni ingannevolmente realistiche di immagini o video creati tramite intelligenza artificiale. La mancanza di regolamentazioni chiare nell’ambito dell’intelligenza artificiale e dei deepfake, aggiunge una sfida ancora maggiore a questa innovazione.

Questo solleva problematiche diverse, comprese situazioni in cui gli avatar delle persone defunte possono essere utilizzati in contesti inappropriati, come nel campo della pornografia.

La questione è complessa e richiede una riflessione attenta sulle normative e sulle decisioni personali in merito all’uso e alla disposizione degli avatar di persone defunte, magari specificando tali desideri nel proprio testamento.