I militari della Guardia di finanza di Bologna hanno scoperto un fraudolento sistema per ottenere borse di studio universitarie: la truffa, il cui valore stimato è di circa un milione di euro, ha visto coinvolti oltre 300 studenti stranieri che studiavano e studiano in diversi atenei sparsi sul territorio dell’Emilia Romagna.

Bologna, truffa da un milione per ottenere borse di studio universitarie: che cos’è successo

Dopo mesi di analisi e ricerche, gli esperti hanno individuato un ormai consolidato sistema fraudolento. Esso ha permesso, nel tempo, a centinaia di studenti stranieri universitari dell’Emilia Romagna di ottenere borse di studio indebitamente.

Ad occuparsi di questo caso sono stati i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, i quali sono riusciti a smascherare la truffa. Secondo quanto è emerso, l’importo complessivo è stato di circa un milione di euro.

In parte queste borse di studio erano finanziate con le risorse del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza a cui aderisce l’Italia. Gli agenti e gli investigatori sono riusciti ad ottenere una serie di informazioni che hanno portato al risultato ottenuto oggi.

Di fondamentale importanza è stata la partnership interistituzionale, avviata da tempo tra la Guardia di Finanza dell’Emilia-Romagna e l’Agenzia delle Entrate. Hanno collaborato in vario modo poi le università di Bologna, Modena-Reggio Emilia e Ferrara, della Regione Emilia Romagna, di Ergo, Azienda regionale per il Diritto agli Studi Superiori dell’Emilia Romagna, e anche il Comune di Bologna.

L’inchiesta ha riguardato in modo più ampio l’obiettivo di tutelare da una parte gli studenti contro fenomeni come gli affitti in nero, dall’altra le casse dello Stato contro l’evasione fiscale e le percezioni indebite di contributi.

Il sistema: ecco come agiva il gruppo

Le indagini degli esperti della Guardia di Finanza e degli enti sopra citati hanno permesso di smascherare la truffa che riguardava l’elargizione di borse di studio universitarie a Bologna e in altre città della Regione Emilia Romagna.

Ad ideare il sistema sarebbero state cinque persone di origine asiatica. Tra questi ci sarebbero tre ex studenti dell’ateneo bolognese. La truffa prevedeva in sosta la falsificazione di documenti dei loro connazionali iscritti all’università.

Per beneficiare delle borse di studio i giovani erano chiamati a presentare una serie di elementi e a dimostrare di soddisfare determinati requisiti. Ebbene, in tante diversi casi sembrano esserci stati delle contraffazioni di materiale.

In particolare il gruppo è accusato di aver falsificato le attestazioni Isee dei cittadini stranieri, in modo tale da permettere a loro di ottenere il sussidio economico. Ma non è finita qui.

I cinque soggetti asiatici avrebbero creato anche falsi contratti di affitto, con l’inserimento dei nomi degli studenti in appartamenti di proprietà di ignari affittuari. In tal modo l’ente erogatore ha messo a disposizione di questi giovani somme di denaro proprio per sostenere le spese d’affitto.

Gli agenti durante i controlli hanno individuato diversi monolocali di pochi metri quadrati. Qui, secondo quanto dichiarato, risultavano convivere decine di studenti e studentesse. I finanzieri hanno scoperto che in realtà gli stessi venivano ospitati a titolo gratuito in case di amici e conoscenti.

Tutta questa truffa si basava poi sul passaparola all’interno della comunità universitaria. Risulta essere presumibilmente coinvolta anche un’agenzia immobiliare, che avrebbe favorito questo sistema.

Le indagini

Tali indagini sono state effettuate dal 1° Nucleo Operativo Metropolitano. Sono partite dopo diverse segnalazioni della ER.GO, a seguito di alcuni controlli a campione relativi agli anni dal 2018 al 2021.

Grazie alla collaborazione di diversi enti comunali, regionali e statali, gli agenti del Comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna hanno smascherato la truffa, andata avanti per svariato tempo.

Intanto è stata bloccata l’erogazione di finanziamenti per quasi 400 mila euro. Ad oggi si punta anche ad ottenere la restituzione di oltre 200mila euro.