Liquity è un protocollo di prestito decentralizzato che si ripropone di intercettare il crescente consenso degli investitori nei confronti della DeFi. La piattaforma permette in particolare di ottenere prestiti senza interessi, con Ether utilizzato come garanzia al suo interno. Erogati in LUSD, una stablecoin ancorata al dollaro, statunitense, i prestiti devono mantenere un rapporto di garanzia minimo del 110%. Una volta che tale soglia sia varcata, il collaterale viene liquidato, ovvero consegnato al fornitore di liquidità.

Liquity: cos’è e come funziona

Liquity è una piattaforma su cui gli utenti possono prendere prestiti sovracollaterallizati o introdurre la liquidità necessaria per poterli concedere. Chi opera in qualità di Liquidity Provider (LP), ha il vantaggio di ottenere ricompense proporzionali ai fondi apportati. Occorre sottolineare che a garantire la sicurezza dei prestiti per i fornitori di liquidità è anche la presenza di una Stability Pool, formata da LUSD, da cui vengono prelevate le risorse necessarie per evitare le insolvenze nei loro confronti che potrebbero minare alle basi il sistema, facendone venire meno la fiducia.

Liquity è un protocollo non custodial, che non richiede quindi le chiavi private dei wallet di chi partecipa alle attività che hanno luogo al suo interno. Inoltre è immutabile, ovvero non può essere aggiornato o modificato. A renderlo possibile il fatto che il contratto intelligente alla sua base non prevede chiavi di amministrazione. E, ancora, non richiede processi di governance, in quanto tutto è automatizzato.

Per riuscire ad utilizzarlo, è obbligatoria un’operazione preliminare, consistente nella scelta di un’interfaccia web, il frontend, che consente l’accesso alla piattaforma. Questa interfaccia, però, non è gestita dal team degli sviluppatori, bensì da una terza parte.

Liquity: cosa si propone

Il piano di sviluppo di Liquity parte da una semplice constatazione: se le stablecoin rappresentano un elemento fondamentale per le applicazione decentralizzate che si basano su Ethereum, la maggior parte del valore che rappresentano è detenuto da quelle collateralizzate, a partire da Tether e USDC.

Quelle decentralizzate, ad esempio DAI e sUSD, al contrario, rappresentano per ora una realtà abbastanza marginale. Per cercare di ovviare alla crescente centralizzazione delle stablecoin, Liquity punta ad affermare un modello di business più accogliente ed efficiente dal punto di vista del capitale, per chi decide di ricorrere a prestiti basati su stablecoin.

Nel sistema che è stato concepito, i vantaggi sono sia per chi presta che per chi riceve i finanziamenti. I tassi di interesse sono dello 0%, mentre il rapporto minimo di garanzia si attesta al 110%. Inoltre, non esiste governance, in modo da attuare una completa decentralizzazione tesa a favorire tutti gli utenti della piattaforma.

Il sistema viene alimentato da LUSD, una stablecoin collateralizzata ancorata al dollaro statunitense. Il token può essere riscattato al suo valore nominale in ogni momento, scambiandolo con la garanzia sottostante.

Per quanto concerne i casi d’uso di Liquity, i principali sono tre:

  • proteggere la piattaforma immettendo LUSD all’interno della Stability Pool, avendone in cambio ricompense;
  • prendere in prestito LUSD scambiandolo con ETH;
  • fare staking di LQTY, il token secondario utilizzato per fornire incentivi a chi immette liquidità nel sistema.

Prospettive per il futuro

Liquity si prospetta come una possibile alternativa ai giganti della finanza decentralizzata. La piattaforma si dedica ai prestiti e alla fornitura di liquidità per gli stessi, dando vita ad un sistema che sembra in effetti interessante.

Il suo maggior problema è paradossalmente anche il suo vantaggio, ovvero il far parte di una nicchia particolare del mercato come la DeFi. Un segmento sempre più frequentato e altamente concorrenziale, nel quale è complicato farsi notare.

A dimostrare l’assunto è il 311° posto attualmente detenuto dal token all’interno della classifica di CoinMarketcap. Una posizione che rappresenta una sorta di limbo e la quale rende complicato riuscire a portare il progetto all’attenzione degli investitori. Un dato di fatto che sembra destinato a pesare anche nell’immediato futuro.