Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legislativo sul concordato preventivo biennale per le Partite Iva e nel testo andremo a spiegare cos’è e come funziona.

Si tratta di un “patto” con il fisco, che potrebbe interessare circa 4 milioni di contribuenti titolari di Partita Iva, mediante il quale si potrà bloccare per due anni l’importo delle tasse da pagare. Così facendo, hanno la possibilità si sapere in anticipo quanto si verserà di tasse per i due anni successivi.

Il patto è aperto a tutti i lavoratori autonomi e i titolari di redditi di impresa. L’obiettivo del nuovo testo approvato è proprio quello di estendere la platea dei contribuenti che possono utilizzare questo strumento.

Cos’è il concordato preventivo biennale per le Partite Iva

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legislativo sul concordato preventivo biennale per le Partite Iva.

Le intenzioni del Governo è che cambino i rapporti tra il Fisco e le Partite Iva, invogliando queste ultime ad adeguarsi spontaneamente alle richieste dell’Agenzia delle entrate.

Dal 2024, le Partite Iva e le aziende di piccole e medie dimensione potranno ricevere una proposta vincolante legata al pagamento delle imposte dovute, nei due anni successivi. In cambio, non riceveranno controlli. Il concordato, infatti, ha la durata di due anni, ma potrà essere rinnovato anche per altri due anni.

Lo strumento viene esteso a tutti, tranne che alle grandi aziende, per i quali ci sarà un regime agevolato diverso, chiamato cooperative compliance.

Chi può aderire? Ecco i requisiti da possedere

Il concordato interessa 4 milioni di Partite Iva, di cui 2,42 milioni di soggetti sottoposti agli indici sintetici di affidabilità, gli ex studi di settore e 1,7 milioni di forfettari.

Chi può aderire?

  • Imprese individuali;
  • Soggetti Ires;
  • Società personali con tassazione in capo ai soci;
  • Forfettari.

I contribuenti che applicano gli ISA possono accedere senza limiti di punteggio e i requisiti di accesso sono i seguenti:

  • Contribuenti per i quali risultano approvati gli indici sintetici di affidabilità (ISA);
  • Assenza di debiti tributari relativi al periodo di imposta antecedente quello di ingresso nel concordato biennale.

Per accedere al concordato, quindi, i contribuenti soggetti agli ISA non devono avere debiti e, nel caso in cui ci fossero, devono estinguere quelli superiori a 5000 euro per i tributi amministrativi dall’Agenzia delle entrate, inclusi gli interessi e le sanzioni.

Non è più presente il requisito, per i soggetti ISA, di avere un punteggio di almeno 8 nell’anno precedente.

Come funziona

Il concordato preventivo biennale consisterà in una proposta che l’Agenzia delle entrate farà ai contribuenti titolari di Partita Iva, sulla base dei dati in proprio possesso. Il fine è quello di stabilire preventivamente le imposte dovute.

C’è la possibilità di fare una proposta difforme, ma motivata e sottoporla al contraddittorio con il contribuente, prima di essere formalizzata.

Su richiesta delle commissioni parlamentari viene dato più tempo ai contribuenti per aderire: potranno farlo entro il 15 ottobre, con la proroga della scadenza della dichiarazione dei redditi.

Il patto si ferma se il contribuente modifica o cessa l’attività esercitata, mentre decade se emergono irregolarità come, per esempio, attività non dichiarate o inesistenza o indeducibilità di passività non dichiarate.

Quando conviene l’adesione

Aderire al concordato preventivo comporta alcuni vantaggi. I contribuenti che guadagneranno maggiormente dall’adesione al patto saranno quelli che, nei due anni successivi, avranno entrate maggiori del previsto e pagheranno meno tasse. Nello stesso tempo è anche vantaggioso, soprattutto per non avere controlli.

D’altra parte si tratta di un vantaggio anche per l’Erario perché si stima un incasso di circa 760,5 milioni di euro.