Partigiano, giornalista, avvocato ed intellettuale. L’Italia piange la scomparsa di Bruno Segre morto a 105 anni: noto per il suo impegno nel campo sociale ed editoriale, difese nel 1949 il primo obiettore di coscienza italiano Pietro Pinna.
Chi era Bruno Segre
Morto nella notte Bruno Segre. A dare notizia della scomparsa del partigiano, avvocato e giornalista è la famiglia. Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha espresso il cordoglio per la scomparsa di Segre e ha poi aggiunto che il fatto che avvenga, nel giorno in cui si celebra il valore della Memoria, “è un simbolico passaggio di testimone“.
Nato a Torino da una famiglia di origini ebraiche, ha frequentato l’Università dal 1937 al 1940 ed è stato allievo di Luigi Einaudi. A causa delle leggi razziali non ha potuto esercitare la professione da avvocato e nel 1942 è stato arrestato con l’accusa di disfattismo politico ed ha trascorso tre mesi in carcere. Nel settembre 1944 viene nuovamente arrestato dopo essere scampato ad una sparatoria per fuggire alla Guardia Nazionale. E’ stato partigiano nella prima divisione alpina “Giustizia e Libertà” a Pradleves.
L’attività giornalistica e politica
Cronista al quotidiano liberale “L’Opinione” fino al 1947. Collaborerà anche con “Paese Sera“, “Il Corriere di Trieste“, “Corriere di Sicilia” e altri giornali. Nel 1949 esce il primo numero de “L’incontro”, un mensile indipendente contro l’intolleranza religiosa e il razzismo che chiuderà dopo 70 anni: l’ultimo numero porta la data di dicembre 2018.
Il 31 agosto 1949 Segre difese il primo obiettore di coscienza in Italia, Pietro Pinna davanti al Tribunale militare di Torino: questo fu solo il primo di tanti casi riguardanti l’obiezione di coscienza dei quali si occupò Segre.
Dal 1975 al 1980 è capogruppo del Partito Socialista Italiano nel Consiglio Comunale di Torino, ma esce all’epoca di Craxi. Lo scorso 21 novembre è morto Gildo Bugni, anche lui partigiano, all’età di 96 anni.