Liliana Segre ha ricevuto oggi, sabato 27 gennaio 2024, in occasione della Giornata della Memoria la laurea ad honorem in Scienze storiche. La cerimonia di conferimento è stata a partire dalle ore 11 presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, nella storica sede di via Festa del perdono, in pieno centro cittadino. Fuori dall’Ateneo intanto sono apparsi manifesti pro Palestina.
Liliana Segre, arriva la laurea ad honorem in Scienze storiche
La laurea ad honorem in Scienze storiche per Liliana Segre è arrivata alla luce del suo impegno, che ormai va avanti da decine e decine di anni, nel raccontare e mantenere viva la memoria di quanto accaduto alla popolazione ebraica lo scorso secolo.
Lei, classe 1930, è una testimone diretta della Shoah. La Segre infatti, quando era piccola, era stata deportata ad Auschwitz insieme alla sua famiglia. Lei ha vissuto sulla propria pelle uno dei genocidi più tragici del Novecento, che ha visto direttamente coinvolto anche il nostro Paese.
Ha iniziato a raccontare la propria esperienza negli anni ’90 e da quel momento non ha mai smesso. Si è sempre impegnata per sensibilizzare le nuove generazioni contro l’indifferenza e contro il razzismo. Al giorno d’oggi sono milioni le persone che, almeno una volta, hanno sentito la sua difficile testimonianza, che rimane sempre viva nonostante passino gli anni.
Oggi è senatrice a vita. Era stata nominata nel 2018 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il merito di aver “illustrato la nostra Patria con altissimi meriti” in ambito sociale. Dall’aprile del 2021 ricopre anche il titolo di presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
La cerimonia di conferimento della laurea ad honorem a Liliana Segre
La cerimonia di conferimento, come abbiamo anticipato all’inizio, si è tenuta questa mattina all’Università degli Studi di Milano. La laurea honoris causa è stata conferita alla sopravvissuta all’Olocausto proprio oggi, nel Giorno della Memoria.
La donna ha tenuto un discorso nel quale ha ricordato il dramma che ha vissuto quando era ancora una ragazzina. Ha ricordato le ingiustizie, le torture e i delitti subiti all’interno del campo di concentramento nel quale lei stessa si trovava.
Lo ha fatto, come di consueto, per ricordare quanto successo e per fare in modo che stragi del genere non si verifichino più in Italia e nel mondo.
C’è qualche cosa di già sentito, di già sofferto. Ho delle amiche carissime che mi dicono ‘in questo momento di forte recrudescenza dell’antisemitismo, stai a casa’. No, non è vero, io non posso rivivere dei tempi in cui nella sala da pranzo piccolo borghese, io bambina sentivo dire ‘meglio non uscire, meglio non farsi notare’.
Lo ha detto nel suo discorso di oggi. E ancora:
‘Perché?’, dicevo io, che per carattere ero sempre portata ad andare fuori. E dopo tanti anni sentirmi dire ‘non farti vedere'” riporta a “quel ‘perché lì, quel perché intimo, umano, tragico, di tempi che credevo perduti, quel perché lì io adesso che sono così vecchia, sono io che lo grido. Ma siccome di solito non grido, sono una persona tranquilla, una donna di pace e sono anche molto vecchia, io lo porto dentro di me quel perché.
A proposito dei tanti morti in Medio Oriente ha detto che
nella spirale dell’odio più crudele, delle cose più spaventose, dal 7 di ottobre in poi sono i bambini di tutti i colori, di tutte le religioni, di tutte le appartenenze, quelli che mi trovano una nonna disperata a vedere una cosa di questo genere. Che questi bambini vengano uccisi per l’odio degli adulti che non si ferma mai, loro che sarebbero il futuro di popoli fratelli, è una cosa che mi ha dato una forma di disperazione serale.
Da qui il racconto di
quando mi trovo da sola ad affrontare la notte. Più si diventa vecchi e più la notte diventa difficile. E non c’è notte dal 7 ottobre che non mi tenga in parte sveglia a pensare a quello che succede. E poiché io sono una donna di pace mi ha sempre fatto soffrire l’odio tra le parti e la vendetta che non concepisco. La notte è come ‘La notte’ di Wiesel, è la notte nell’indifferenza generale, l’indifferenza non è legata al sole, ma al buio delle menti.
Il manifesto pro Palestina davanti all’Ateneo
La senatrice, proprio nel giorno in cui l’ateneo le ha conferito il prezioso riconoscimento, è stata in realtà accolta da un manifesto messo proprio davanti alla sede dell’università in via Festa del Perdono. “L’indifferenza è peggiore della violenza”, si leggeva sullo striscione.
Come hanno spiegato in un volantino gli studenti che hanno affisso il manifesto, in riferimento è a quello che sta accadendo in Palestina proprio in questi mesi. I ragazzi si sono detti “contenti” della scelta di conferire la laurea a Liliana Segre.
Al tempo stesso però hanno criticato la scelta di “voltarsi dall’altra parte di fronte agli orrori del presente”. Sempre nel volantino di un gruppo studentesco della Statale di Milano si legge:
Non c’è futuro senza memoria. Stop genocide, stop fire now.
I gruppi di attivisti pro Palestina dunque non si sono detti contrari alla laurea honoris causa in Scienze a Liliana Segre, bensì hanno ribadito la loro posizione a proposito di quello che sta accadendo tra Israele e Palestina, criticando la posizione dell’università.
Hanno ribadito che ritengono “inaccettabile” l’operazione di strumentalizzazione di questa Giornata della Memoria. Secondo quanto hanno spiegato sui social i giovani di “Cambiare rotta”, l’Università Statale del capoluogo lombardo
mentre parla di memoria, continua a sostenere attivamente il genocidio del popolo palestinese perpetrato da Israele.
Chi è Liliana Segre?
La senatrice, nata il 10 settembre 1930 a Milano in una famiglia laica ma di ascendenza ebraica, oggi è nota per essere una superstite dell’Olocausto ed è una delle testimoni più attive dell’orrore della Shoah. È una donna antifascista e una politica italiana.
Oggi ricopre anche il ruolo di senatrice a vita insieme ad altri esponenti politici. Da giovanissima ha vissuto le leggi discriminatorie fasciste e all’età di 13 anni fu arrestata e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz. Fece ritorno a casa, libera, solo quando finì la Seconda guerra mondiale.