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Trump NFT

Trump NFT: cosa sono e perché se ne parla

Anche Donald Trump, pur essendo notoriamente non molto favorevole all’innovazione finanziaria, ha deciso di sfruttarla a suo vantaggio. Lo ha fatto in particolare con una collezione di token non fungibili, denominata Trump NFT, messa in commercio nel dicembre del 2022. Una collezione la quale sta avendo una notevole risposta dal pubblico, considerato come già la prima proposta, al prezzo di 99 dollari per NFT fosse andata esaurita nel giro di poche ore, con un sensibile aumento del valore di ogni pezzo nei giorni successivi.

Una seconda offerta è poi arrivata nel passato mese di aprile, seguita ora dalla terza tranche, la serie “Mugshot”, con tanto di annuncio su Truth, il social media scelto dall’ex inquilino della Casa Bianca per diffondere il suo verbo. Anche in questi due casi, il riscontro commerciale è stato molto importante, concretizzandosi in un afflusso di risorse che sulla base delle ricostruzioni dovrebbero andare a sostenere la campagna di Trump per le presidenziali.

Trump NFT: di cosa si tratta?

Trump NFT è una collezione di token non fungibili che vedono al centro la figura dell’ex presidente. La prima offerta al pubblico è andata in scena nel dicembre del 2022, quando le “Trump Digital Trading Cards” sono andate esaurite in meno di 24 ore. Il risultato della vendita si è tradotta in incassi di poco inferiori ai 4,5 milioni di dollari e nella successiva inondazione di questi NFT su OpenSea. Ove ognuno di quelli offerti partiva da una base di 1200 dollari.

In questo caso sembra che l’iniziativa fosse sganciata dalla candidatura di Trump alle prossime presidenziali. Le cards in questione, infatti, risultano essere proprietà di NFT INT LLC, società il cui indirizzo postale risale a un negozio UPS a Park City, Utah. Una tesi su cui molti hanno avuto da ridire, considerato come lo stesso miliardario abbia pubblicizzato l’iniziativa. Tanto da promettere tra i premi collegati agli NFT anche una cena con lui.

Gli stessi dubbi sono tornati ad affiorare in concomitanza con l’ultima offerta al pubblico. Monitorando le attività di un portafogli che si ritiene collegato a Trump sono infatti stati rilevati ingenti movimenti di denaro. Resta anche in questo caso da capire se queste risorse andranno ad alimentarne la campagna elettorale.

Le criptovalute sono sempre più gettonate dai politici

La collezione Trump NFT ha naturalmente rilanciato il dibattito sul rapporto tra le criptovalute e la politica. Un rapporto che va avanti a fasi alterne, con alcuni rappresentanti palesemente schierati a favore dell’innovazione finanziaria e altri che si spendono per indicarne i pericoli.

Lo stesso Trump, dal canto suo, ha più volte fatto capire la sua avversione per gli asset virtuali. I suoi pareri su Bitcoin sono da sempre improntati a grande diffidenza, sospinta anche dalla chiara preferenza per il denaro tradizionale.

Un atteggiamento pro-dollaro che ha spinto anche di recente l’ex Presidente a dichiarare la completa contrarietà all’ipotesi di una CBDC (Central Bank Digital Currency) statunitense. Una contrarietà derivante dal sospetto che tale valuta digitale sia soltanto un escamotage per consentire al governo federale il completo controllo delle finanze private.

Trump NFT: le polemiche

Un atteggiamento, quello di Trump, che non gli ha comunque impedito di sfruttare gli NFT. Se non è ancora chiaro il collegamento della collezione di token non fungibili con la campagna in vista delle presidenziali 2024, al tempo stesso occorre sottolineare come l’ex inquilino della Casa Bianca sia in grado di procurarsi ulteriore visibilità grazie ad essi.

Una visibilità che, però, ha provocato non poche polemiche nello stesso campo che dovrebbe sostenerlo. Basti pensare in tal senso alla reazione di Steve Bannon, suo ex consigliere, il quale ha affermato di non poterlo più fare, nel corso di “The War Room”, un programma da lui condotto. Per poi aggiungere che chi lo ha consigliato in tal senso dovrebbe essere allontanato immediatamente dal suo entourage.

Ancora più decisa la reazione di Anthime Gionet, esponente di estrema destra noto come “Baked Alaska”, il quale è sotto processo per il ruolo ricoperto nell’assalto al Capidoglio. In un messaggio postato su X ha infatti affermato: “Non posso credere che andrò in prigione per un venditore di NFT”.


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Dario Marchetti

Sono laureato in Lettere e Filosofia con una tesi sul confine orientale d'Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Scrivo per il web dal 2010, sui più svariati settori, tra cui tecnologia, criptovalute, motori ed economia.

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