L’Inps ha reso noti i risultati delle richieste di Assegno di Inclusione presentate tra il 18 dicembre 2023 e il 7 gennaio 2024. A partire da oggi, venerdì 26 gennaio, è prevista la distribuzione della carta con le istruzioni per i primi pagamenti.
Tuttavia, le richieste respinte hanno superato le previsioni, costituendo circa il 26% del totale, mentre un ulteriore 7% è in attesa di ulteriori verifiche. Complessivamente, 287.704 famiglie si apprestano a ricevere l’Assegno Unico, ma coloro le cui richieste sono state respinte si chiedono come intervenire.
Non è tutto perduto: esistono ancora possibilità di presentare una nuova domanda di Assegno di Inclusione con la speranza di ottenere l’approvazione, specialmente se si agisce tempestivamente per garantire il pagamento di gennaio. Le soluzioni, tuttavia, variano in base alle ragioni del rifiuto da parte dell’Inps.
Assegno Inclusione, domanda respinta
Informazioni provenienti dall’Inps indicano che, nella maggior parte dei casi, il rifiuto delle richieste è attribuibile alla mancanza dei requisiti economici e patrimoniali.
È importante notare che ci sono almeno due distinzioni rispetto al Reddito di Cittadinanza che possono impedire l’accesso all’Assegno di Inclusione:
- Innanzitutto, nel calcolo del parametro di scala di equivalenza, i componenti maggiorenni occupabili non sono presi in considerazione, mentre l’incidenza dei minori è inferiore rispetto al Reddito di Cittadinanza. Ciò determina una soglia di reddito da non superare più bassa per l’Assegno di Inclusione rispetto a quella richiesta per il Reddito di Cittadinanza.
- Inoltre, la casa di abitazione di proprietà è esclusa solo se il suo valore Imu è inferiore a 150 mila euro (a differenza del Reddito di Cittadinanza, dove non era mai considerata).
È importante notare anche che, diversamente dal Reddito di Cittadinanza, l’Assegno di Inclusione è destinato esclusivamente ai nuclei familiari con minori, disabili e persone ultra sessantenni, o comunque individui svantaggiati già assistiti dai servizi sociali.
Cosa fare per avere l’Adi a febbraio?
La prima azione da compiere è quindi verificare il motivo del rifiuto consultando lo stato della domanda sul sito dell’Inps o rivolgendosi al caf o al patronato responsabile dell’invio. Successivamente, esistono diverse soluzioni possibili.
Se la richiesta è stata respinta a causa del superamento del limite di reddito, l’unica opzione è procedere con la richiesta di un Isee aggiornato (se le condizioni lo consentono) e sperare di rientrare nei parametri stabiliti. Questa soluzione risulta particolarmente vantaggiosa per coloro che hanno subito un declino economico tra il 2022 e il 2023.
Se, nonostante ciò, i limiti di reddito vengono superati, la concessione dell’Assegno di Inclusione diventa impossibile e l’accesso al Supporto per la formazione e il lavoro è altamente improbabile, poiché il limite di reddito è analogo a quello dell’Adi.
Un’altra eventualità potrebbe essere il rifiuto della domanda perché nel nucleo familiare non vi sono beneficiari che soddisfano le condizioni di fragilità richieste dalla normativa. Conformemente alle specifiche dell’Inps, la situazione di svantaggio, con relativo coinvolgimento nei programmi di assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione, deve essere stata attestata prima della presentazione della domanda di Assegno di Inclusione. È consigliabile rivolgersi ai servizi sociali per verificare eventuali difficoltà nell’inserimento della propria condizione, che potrebbero aver determinato il rifiuto della richiesta di Assegno di Inclusione e, eventualmente, risolverle.