La Giuria ha finalmente raggiunto un verdetto per il Caso Carroll: l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dovrà pagare alla scrittrice 83,3 milioni di dollari. La sentenza ha aggiunto altri 18,3 milioni per i danni aggiuntivi arrecati dal tycoon.
Caso Carroll, Trump pagherà 83,3 milioni di dollari di danni
Il processo per “diffamazione” di Donald Trump ha finalmente un esito: la giuria preposta ha votato a favore di E. Jean Carroll, la scrittrice violentata dal tycoon e che, egli stesso, aveva citato per “diffamazione”.
Ora, Trump dovrà pagare ben 83,3 milioni di dollari di danni. L’ammontare deriva dalla somma dei 65 milioni per i danni punitivi; 11 milioni per il “programma di riparazione della reputazione” e 7,3 milioni per altri pagamenti.
Il New York Times ha riportato la notizia, affermando che “l’importo era così alto che i giornalisti sono rimasti senza fiato quando è stato letto ad alta voce“.
Il processo è iniziato nel 2020, dopo che la Carroll aveva pubblicato un libro. La donna raccontava che il magnate americano l’aveva violentata in un camerino di un grande magazzino di Manhattan negli anni ’90. Con un post social, Trump non aveva fatto attendere la sua risposta, affermando di non conoscerla e che tutto ciò che aveva scritto fosse “falso” e una “truffa”.
Un precedente verdetto aveva sancito che la donna, in effetti, non era stata stuprata, ma solamente che fosse stata abusata sessualmente da Trump. Il politico ha sempre sostenuto che la scrittrice fosse in cerca di fama e pubblicità e che il libro pubblicato sia servito allo scopo.
Con il verdetto del primo processo, Trump ha dovuto pagare alla vittima 5 milioni di dollari per aggressione e diffamazione. Nella sentenza si legge:
Donald Trump non ha stuprato, ma ha aggredito sessualmente la scrittrice Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino nel 1996 e l’ha poi diffamata
Il legale di Donald Trump, Joe Tacopina, ,si era opposto a tale sentenza e aveva annunciato che avrebbe fatto appello. Ora, il secondo verdetto del processo lascia tutti senza parole e il tycoon minaccia nuovamente di fare appello.
Il nostro sistema legale è fuori controllo ed è usato come arma politica
QUESTA NON È L’AMERICA (Stati Uniti)!