Esce ridimensionato anche il bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche con agevolazione nel 2024 del 75%, insieme al superbonus che, dal 1° gennaio scorso, ha perso il 110% o il 90% a seconda dei casi. In Commissione Finanze della Camera non sono state accolti gli emendamenti relativi ai due bonus presentati in sede di conversione in legge del decreto 212 del 29 dicembre 2023.
Restano, dunque, tutte strette sia sul bonus anti barriere architettoniche – sia per le tipologie di lavori ammesse ad agevolazione che per lo sconto in fattura e la cessione dei crediti d’imposta – che per il superbonus, sceso al 70% di agevolazione dal 1° gennaio 2024 e senza alcuna proroga delle percentuali in vigore lo scorso anno.
Bonus anti barriere 2024 ridimensionato insieme al superbonus: strette su 75% e 110%
Dal lavoro del Parlamento sulla conversione in legge del decreto 212 del 2023 arrivano le strette al superbonus e al bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Per quest’ultimo, in particolare, è previsto lo stop a lavori di cambio di infissi, finestre, pavimenti, sanitari e porte. Ai fini dell’ammissione dei lavori, si dovrà far riferimento a interventi inerenti gli ascensori, le scale, le rampe e i servoscala. Rimane il riferimento al decreto del ministero dei Lavori pubblici numero 236 del 1989 ma, complessivamente, il bonus agevolerà, nella maggior parte dei casi, le parti comuni dei condomini.
Insieme alle tipologie dei lavori arriva anche la stretta sull’utilizzo dello sconto in fattura (o della cessione dei crediti d’imposta). Le due opzioni potranno essere utilizzate solo in presenza di specifiche condizioni. Ad oggi, in base a quanto prevede il decreto 212 del 2023, possono utilizzare lo sconto in fattura solo i condomini e i proprietari di villette con Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) entro i 15mila euro all’anno o le famiglie con un disabile tra i componenti.
Bonus barriere 2024 superbonus, bocciata la proroga al 29 febbraio
Il lavoro della Commissione Finanze della Camera ha messo fuori gioco tutti gli emendamenti (circa 130) presentati dalle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Alla fine ha prevalso la volontà del governo (e del ministero dell’Economia e delle Finanze di Giancarlo Giorgetti) di mantenere i conti in ordine rispetto agli investimenti dei bonus edilizi. Si stima che, alla fine, il superbonus possa arrivare a spese nell’ordine di 130-140 miliardi di euro, cifra che il governo non intende portare ulteriormente al rialzo.
Per questo motivo, sono saltate tutte le ipotesi di prorogare ulteriormente il superbonus 110% o 90% (percentuali in vigore fino al 31 dicembre 2023) fino al 29 febbraio 2024. Le nuove spese sostenute a partire dal 1° gennaio scorso, dunque, avranno un’agevolazione del 70%, percentuale che subirà un’ulteriore riduzione dal 1° gennaio 2025 al 65 per cento.
Niente proroga per i condomini, nel 2024 spese agevolate al 70%
In Parlamento è stata dunque bocciata la possibilità di ammettere i condomini a uno stato di avanzamento dei lavori (Sal) straordinario con proroga del 110% delle nuove spese. La riduzione comporterà, per molti condomini in ritardo con la chiusura dei lavori rispetto alla fine del 2023, l’impegno di pagare le nuove spese di tasca propria, con rischio di contenziosi con le imprese incaricate degli interventi in caso di ritardi.
Dagli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), in Italia l’85% dei cantieri in superbonus relativi ai condomini è arrivato alla chiusura dei lavori entro il 31 dicembre 2023. Manca all’appello circa il 15 per cento dei condomini per il quale non è arrivata, tuttavia, l’ulteriore proroga a fine febbraio prossimo.