Un grandissimo tennista del passato che commenta le gesta di un campione pazzesco del presente. Corrado Barazzutti è stato il primo e unico italiano a raggiungere le semifinali degli Us Open e uno dei membri della squadra pazzesca che vinse la Coppa Davis, nella finale di Santiago del Cile del 1976. Poi capitano della nostra Nazionale, dopo aver smesso la sua attività agonistica ha intrapreso la carriera da allenatore con grandi risultati. Oggi il tennis italiano festeggia per l’ascesa di Jannik Sinner che vola in finale agli Australian Open e per commentare il match con Djokovic, proiettandosi anche alla sfida con Medvedev, Barazzutti è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Australian Open, Sinner in finale, Barazzutti a Tag24

Quattro set che sono già entrati di diritto nella storia. Jannik Sinner batte Djokovic con un match perfetto, senza mai mettere in dubbio la sua supremazia, e vola in finale agli Australian Open. Un traguardo, che prima di lui, nessun italiano aveva mai raggiunto e che lui centra, buttando fuori il Re del torneo. Un traguardo incredibile, che conferma ancora una volta l’ascesa senza fine dell’altoatesino che domenica vivrà la sua prima finale in uno Slam. Match in programma alle ore 9.30 (orario italiano): tutti davanti alla televisione per fare il tifo per Jannik, che per alzare la Coppa, nell’ultimo atto dovrà battere Medvedev. Per commentare il percorso di Sinner agli Australian Open e della finale, Barazzutti, grandissimo ex tennista e allenatore, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Jannick Sinner conquista la finale agli Australian Open, battendo in quattro set Djokovic. Se lo aspettava così in forma e concreto l’italiano?

“Che stesse bene si vedeva, ma neanche io pensavo potesse essere favorito contro Nole. Negli ultimi quattro o cinque mesi, Jannik è migliorato tantissimo, è cresciuto ed è diventato sempre più forte e consistente. Lo vedo determinato, in un momento di forma straordinaria. Se consideriamo gli ultimi incontri disputati, sia al Master che contro Djokovic, a parte la finale in cui era arrivato molto stanco, giocando anche un match inutile e favorendo Nole, per il resto gli ha sempre tenuto testa. In Coppa Davis aveva già dimostrato di stargli addosso, con la differenza che Sinner può continuare a crescere, avendo solo 22 anni, mentre Djokovic inizia a dare segnali di cedimento. Lo vedo meno lucido”. 

E’ iniziata la sua fase calante?

“Mi sembra che stia iniziando a dare segni di stanchezza, anche mentale e questo penso sia fisiologico e naturale. D’altronde anche l’età ha il suo peso in questo sport. Da una parte c’è un giocatore che deve compiere 23 anni ed è in grandissima ascesa. Non si ferma, e non si fermerà nei prossimi anni, fino a diventare sempre più forte. Dall’altra parte abbiamo il giocatore più forte di tutti i tempi, lo è indiscutibilmente, ma per quanto sia un Superman, ogni giorno che passa non gli fa bene”.

Non era la prima volta che Sinner e Djokovic si trovavano uno di fronte all’altro. Stavolta è stata diversa?

“Per la prima volta, in questo torneo, Sinner ha mandato un segnale chiaro a Djokovic che probabilmente lo aveva già percepito nelle sfide precedenti. Praticamente gli ha detto ‘Io ci sono e non mi fai più paura’“.

Adesso in finale se la dovrà vedere con Medvedev. Che sfida sarà?

“Bisogna fare prima di tutto una considerazione, quella tra Medvedev e Zverev non è stata una partita di tennis, ma una battaglia. Questo vuol dire che entrambi hanno speso un’infinità di energie, in un match molto lungo e stancante. Può essere per Sinner un grande vantaggio. Jannik ha perso un solo set contro Djokovic, che è stato tartassato per bene. L’italiano ha dimostrato di essere in grandissima forma ed è molto più forte anche di un mese fa. Nonostante tutto è ancora fresco come una rosa”.

C’è un favorito?

“Medvedev negli ultimi tempi si è reso conto, secondo me, che Sinner non lo può battere più. Zverev invece sarebbe stato un giocatore difficile con cui rapportarsi, ancora di più quando è fresco e al momento non lo è. Sicuramente Sinner parte molto, molto favorito”.

L’obiettivo, chiaramente, è quello di arrivare ad essere il numero uno del mondo?

“E’ ovvio, mi sembra che sia sulla buona strada e non c’è neanche bisogno di dirlo”.