Quando Luiz Inacio Lula da Silva ha assunto la leadership del Brasile l’1 gennaio 2023, aveva annunciato l’intenzione di impegnarsi per affrontare la crisi umanitaria degli indigeni Yanomami. La situazione nell’Amazzonia settentrionale si era deteriorata in modo disastroso durante l’amministrazione di Jair Bolsonaro. Un recente rapporto evidenzia che, a distanza di un anno, la situazione sul territorio permane sconfortante.
La crisi nei territori degli indigeni Yanomami del Brasile
Durante l’amministrazione Bolsonaro, il popolo Yanomami del Brasile ha dovuto affrontare ondate di invasioni da parte di circa 20 mila minatori d’oro illegali. Circa 30 mila indigeni, abitanti nell’Amazzonia, hanno dovuto combattere contro le malattie portate da questi minatori, la contaminazione da mercurio nei fiumi, la malnutrizione ed aggressioni.
Il 20 gennaio dell’anno scorso, Lula aveva dichiarato lo stato di emergenza sanitaria nei territori indigeni. I militari e la polizia erano stati mobilitati per allontanare i minatori.
Il rapporto sulla crisi del gruppo indigeno
L’Associazione Hutukara Yanomami ha pubblicato un rapporto che copre il periodo trascorso dall’annuncio dell’emergenza, mettendo in evidenza la persistente situazione degli Yanomami.
Il rapporto evidenzia una diminuzione dell’attività mineraria non autorizzata e della deforestazione, tuttavia, la costante presenza di minatori armati costituisce un notevole ostacolo per gli operatori sanitari.
La presenza di minatori armati complica l’assicurazione dell’assistenza essenziale agli Yanomami. Nel corso del 2023, si sono registrati 308 morti Yanomami, di cui 129 attribuite a malattie infettive, parassitarie e respiratorie, mentre 7 sono state causate da ferite da arma da fuoco durante gli scontri con i minatori.