In un’approfondita intervista a Tag24.it, la psicologa e psicoterapeuta Laura Volpini, docente presso l’Università La Sapienza di Roma, offre preziosi spunti di riflessione sulla complessa intersezione tra social media e salute mentale.

Social media e salute mentale: dall’influencer Chiara Ferragni al caso Pedretti

In un contesto in cui l’opinione pubblica si interroga sempre più sulle conseguenze psicologiche dell’uso dei social, l’esperta esplora tematiche attuali, a partire dai recenti casi mediatici italiani: da quello tragico di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta lungo il fiume Lambro, alle vicende legali di Chiara Ferragni.

D: Partendo dai recenti casi mediatici come quello di Chiara Ferragni, quali impatti possono avere i commenti online sulla salute mentale delle persone coinvolte? Nonostante la gravità del caso del pandoro, alcuni hanno fatto riferimento ad un momento di fragilità psicologica per l’influencer.

R: Certamente, quelli che si chiamano haters, sono leoni da tastiera che sfogano anche molte loro frustrazioni, rimanendo più o meno invisibili e impuniti. Questo alimenta la aggressività verbale di queste persone, proprio perché non c’è un sistema autoregolativo legato all’interazione con l’altro. Commenti di odio, di disprezzo, che attaccano la personalità dei soggetti possono avere un impatto in situazione di fragilità di una persona.

Nel caso di Chiara Ferragni, l’influencer si è trovata ad essere coinvolta in un’indagine giudiziaria che certamente non si aspettava. Certamente tutto è da chiarire, ma l’aspetto di maggior rilevanza è che si è partiti con un prodotto pubblicitario e poi ne sono anche emersi anche due. Sicuramente si troverà in un periodo particolarmente difficile, anche per il ruolo di influencer, visto che tutta la sua fortuna e la sua carriera, come la sua attività professionale che si basa proprio sull’immagine che lei ha veicolato di se stessa promuovendo brand di tutti i tipi. Questo la rende doppiamente fragile perché l’odio in rete  è proprio il contrario di quello cui finora lei era abituata ed è anche il contrario della sua attività professionale ed è quasi una catastrofe personale e professionale.

D: Nel contesto del caso Pedretti, che vede coinvolti Lucarelli-Biagiarelli, sa darci un commento sull’uso che viene fatto dei social e quanto possa coinvolgerci psicologicamente, tanto da   influenzare in modo drastico  il nostro stato d’animo? Magari ha un consiglio affinché non accadano cose del genere.

R: Le accuse rivolte alla signora Pedretti sono state piuttosto pesanti. La signora, che poi si è suicidata, è stata accusata di aver falsamente costruito una recensione negativa per poi rispondere in modo pro-sociale per farsi pubblicità. Queste considerazioni andrebbero in ogni caso fatte con cautela. Per accusare una persona di creare un falso per farsi pubblicità bisognerebbe avere dei riscontri. Ipotizzando che questi ci fossero, bisognerebbe sempre evitare gli attacchi personali che poi, nel caso di Biagiarelli, avvenivano anche da un collega professionista che si occupa della sfera del settore alimentare.
Il suicidio di questa persona non possiamo attribuirlo in modo lineare a quelli che sono stati i commenti ma, probabilmente, la sfiducia che poi i social hanno mostrato nei suoi confronti, tanto da non considerarla credibile, hanno contribuito insieme probabilmente ad uno stato d’animo pregresso, una situazione pregressa, ad una condizione che non andava bene nella sua vita, a determinarsi in quella direzione.

Come evitare i commenti negativi sui social?

Discussa la gravità delle accuse a Chiara Ferragni, e a Giovanna Pedretti, la psicologa sottolinea come i commenti online, soprattutto quelli negativi, possano avere un impatto psicologico sulle persone coinvolte, aldilà della loro influenza.

D: Quando riceviamo tanti commenti positivi, e anche uno solo negativo, ci concentriamo quasi sempre solo su quello negativo.  Perché? A cosa è dovuto questo processo a livello psicologico, frequente per molti di noi? (Tra l’altro, non succede solo sui social questo).

R: Quando abbiamo un commento negativo, bisogna anche capire che tipo di commento è. Quindi visto che siamo tutti abitanti dei social, una regola è che si possono fare commenti negativi, ma senza ledere la personalità di chi ha scritto qualcosa che non ci è piaciuto. Gli attacchi personali sono qualcosa che già nell’interazione in presenza colpiscono e possono danneggiare lo stato d’animo della persone e se sono ancora più pesanti, dipende anche dalla fonte da cui proviene questo tipo di attacco, possono creare stati d’animo negativi perduranti. 

Di per sé possono essere  uno stimolo, una critica, un’occasione di confronto, per quanto sui social vale la regola del like e quindi presuppone poco il confronto, quanto l’assenso, il consenso, il successo.

Quello che può colpire di più sono gli attacchi personali che possono essere fatti. I grandi provider dovrebbero avere dei sistemi di controllo automatici anche per le risposte, non solo per le immagini e i post che si pubblicano. Questo in modo da poter limitare le persone che poi hanno questo tipo di comportamento, assolutamente da censurare.

Ragazzi e bullismo online: come evitarlo?

Laura Volpini fornisce suggerimenti pratici per affrontare il bullismo online, suggerendo che la prevenzione inizia con una limitazione del tempo trascorso sui social. Attraverso progetti educativi e iniziative scolastiche, propone di sensibilizzare i giovani sulle implicazioni psicologiche delle interazioni online e promuovere comportamenti pro-sociali.

D: Nel contesto del bullismo online, soprattutto per i più giovani, come si può combattere?

R: Il bullismo online si combatte, innanzitutto, stando il meno possibile sui social. Quindi bisogna riscoprire delle sane attività sportive, dei sani momenti d’incontro tra gli amici, l’attività di studio. La prevenzione è innanzitutto legata al tempo d’uso dei social. Per il calcolo delle probabilità più si sta sui social e più possiamo incappare in situazioni spiacevoli. Per quanto riguardo il bullismo online, che riguarda i ragazzi, ha anche a che fare con un uso strumentale di social e smartphone  nei confronti di persone che si conoscono direttamente: il compagno o la compagna di classe, l’ex fidanzata, ecc…

I social ci danno l’occasione di bloccare le persone. Ovvio che nel momento in cui ci sono  dei comportamenti come la diffusione non consensuale di immagini private o intime,  non c’è altro da fare se non andare alla polizia postale per denunciare l’accaduto, per cui certe immagini diventano virali e c’è un reato specifico, ovvero il revenge porn, che ha fatto parte della prima riforma di reati di questo tipo con il codice rosso del 2019.

Per quanto riguarda la prevenzione del bullismo a scuola si potrebbero fare molte cose, per cui si dovrebbe investire in progetti  di educazione tra pari che consentano a bambini  e ragazzi di confrontarsi tra di loro e di sviluppare l’identificazione con la vittima, mettersi nei suoi panni, provare empatia e promuovere comportamenti di tipo pro-sociale, piuttosto che quelli che ledono la sfera personale dei coetanei.

Commenti negativi online, come tutelarsi psicologicamente?

Infine, la psicologa offre consigli pratici su come gestire i commenti online, positivi e negativi. Suggerisce di bloccare le persone che diffondono odio e aggressività, sottolineando l’importanza di concentrarsi sui contenuti costruttivi e di evitare attacchi personali che possono danneggiare la salute mentale.

D: Infine, aldilà dei casi di attualità citati nei casi specifici, quali consigli pratici e psicologici potrebbe offrire per affrontare in modo sano e costruttivo i commenti, anche negativi, ricevuti online, per non farsi condizionare a tal punto da stare male?

R: Se i commenti sono negativi ma sono sui contenuti su ciò che è stato scritto, pubblicato, dichiarato, può essere motivo di confronto costruttivo. Il problema è che spesso si arriva a ricevere attacchi personali. Come non lasciarsi condizionare? Bloccando le persone. Esiste il sistema di non seguire le persone e anche di bloccarle: su Instagram, Facebook e TikTok. Bloccando la persona si “cestinano” tutti quei comportamenti da leoni da tastiera che, probabilmente poi, se li si incontra per strada, non immagineremmo mai che cosa sono capaci di scrivere. Sono persone, per altro, che hanno delle difficoltà personali.
Alcuni possono avere aspetti di eccessiva timidezza  e si nascondono dietro una tastiera, altri hanno problemi di autoregolazione delle emozioni, poi c’è anche l’aspetto importante di dover capire chi si segue e da chi si è seguiti sui social.

Non facendo il lavoro degli influencer, la maggioranza di noi dovrebbe monitorare i profili che ci seguono, questo perché una modalità così aggressiva e violenta ha anche a che fare con una profonda incapacità delle persone di concentrarsi sui contenuti, buttandola subito su stereotipi, pregiudizi e anche su svalutazioni sul piano personale.

Approfondisci anche il tema dell’uso dei social in merito alla diffusione e condivisione di testi musicali misogini della musica trap contemporanea e sull’impatto che hanno a livello psicologico per i giovani.