La madre di un giovane detenuto, morto nel carcere di Regina Coeli nel 2021, ha ottenuto dal Gip del tribunale di Roma la riapertura delle indagini. Il ragazzo 21enne morì in cella dopo un giorno di agonia a causa di un mix letale di medicinali e stupefacenti. Secondo il legale della donna, il personale medico del penitenziario non intervenì in tempo utile per salvargli la vita. Le precedenti indagini preliminari a carico di ignoti si erano concluse con l’archiviazione da parte del Pm competente.
21enne di Veroli morto in carcere a Roma nel 2021: la madre si oppone all’archiviazione e ottiene la riapertura delle indagini
Ci sono voluti coraggio e determinazione a una madre di Veroli, comune in provincia di Frosinone, per far riaprire le indagini sulla morte del figlio 21enne, avvenuta nel carcere romano di Regina Coeli nel dicembre del 2021. La donna si è opposta all’archiviazione dell’inchiesta sulle cause che portarono al decesso del ragazzo dietro le sbarre. Troppe le circostanze poco chiare per chiudere la vicenda senza fare luce su eventuali responsabilità.
Il giovane era detenuto da tre mesi quando accusò i primi malesseri. I compagni di cella riferirono che prima del decesso si erano verificati segni evidenti di torpore e perdita di coscienza già dal giorno precedente. Le cause del decesso furono ricondotte a una combinazione letale tra alcuni medicinali prescritti dal personale medico della casa circondariale e una sostanza stupefacente simile al metadone, introdotta illegalmente nel carcere e assunta dal ragazzo. Il referto del medico legale attestò che la morte era avvenuta per compromissione della funzione respiratoria.
La madre del ragazzo deceduto in carcere chiede di far luce sulle responsabilità dei medici del penitenziario
La madre del 21enne deceduto in cella dopo un giorno di agonia ha incaricato l’avvocato Marilena Colagiacomo di seguire il caso. Il legale ha chiesto la riapertura dell’indagine, chiamando in causa le eventuali responsabilità del personale del penitenziario, in primis quello medico.
L’ipotesi di reato che si fa strada è quella di omessa sorveglianza e vigilanza da parte della polizia penitenziaria, dei medici e paramedici. Il Gip ha dunque respinto la richiesta di archiviazione della Procura di Roma, ordinando la prosecuzione delle indagini. Nei prossimi mesi, si attende di conoscere la verità sulla morte del giovane. Gli episodi di decessi dietro le sbarre sono molto frequenti: una questione scottante che chiama in causa anche le condizioni degli istituti penitenziari e il sovraffollamento.