Prenderà il via il prossimo 7 febbraio, davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Modena, il processo a carico del 30enne tunisino Mohamed Gaaloul, accusato dell’omicidio di Alice Neri, la mamma di Ravarino trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia, nel Modenese, il 18 novembre del 2022. Ecco cosa è emerso dall’analisi dei dati del suo cellulare.

Omicidio Alice Neri, cosa è emerso dall’analisi del telefono cellulare di Mohamed Gaaloul

Negli attimi successivi al delitto, mentre fuggiva verso l’estero – prima in Germania e poi in Francia, dove è stato arrestato -, Mohamed Gaaloul avrebbe girato diversi video e scattato fotografie, ma anche consultato i quotidiani online, imbattendosi nella notizia della morte della 32enne di Ravarino.

Il 18 novembre, giorno del ritrovamento del corpo di Alice Neri, avrebbe poi effettuato ricerche mirate sulla polizia di Concordia e sul bar in cui la sera precedente si era recato e aveva conosciuto la giovane mamma, chiedendole un passaggio.

È quanto emerso dall’analisi della copia forense dei dati estrapolati dal suo telefono cellulare, i cui risultati sono stati resi noti dal Resto del Carlino a pochi giorni dall’inizio del processo che si terrà davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Modena.

Il 30enne tunisino è accusato di omicidio e distruzione di cadavere. Secondo la pubblica accusa, avrebbe accoltellato Alice Neri al cuore dopo aver provato a violentarla, per poi dare il suo corpo alle fiamme con l’uso di benzina e olio esausto in un luogo ameno che pare avesse frequentato spesso con gli amici e con le amanti.

Nel suo borsello sono trate trovate tracce compatibili con il Dna della vittima; sui vestiti che indossava quel giorno c’erano, invece, vistose macchie d’olio. Elementi che fanno pensare che sia coinvolto a pieno nel delitto, anche se qualcuno nutre dei dubbi.

I dubbi sulla completezza delle indagini

Il legale che lo difende, l’avvocato Roberto Ghini, è convinto che – nonostante i gravi indizi di colpevolezza raccolti a suo carico – Gaaloul non c’entri, con l’omicidio: sui suoi vestiti e sugli oggetti che aveva con sé non sono state trovate, infatti, macchie di sangue.

La sua tesi è che la Procura si sia erroneamente fossilizzata sulle responsabilità del 30enne (che si è sempre proclamato innocente), tralasciando piste alternative meritevoli di attenzione. Una tesi condivisa anche dall’avvocato che assiste il marito della vittima, l’ex pm Antonio Ingroia, che in un’intervista rilasciata in esclusiva a Tag24 aveva avanzato dei dubbi sulla figura del cosiddetto “terzo uomo” e sul suo alibi.

Si tratta di un collega di Alice Neri mai indagato, che però era stato tirato in ballo dalla testimonianza di una persona che aveva riferito agli inquirenti di averlo visto litigare animatamente con la 32enne in almeno due occasioni, nelle settimane precedenti all’omicidio.

Verso il processo

Se la Procura deciderà di compiere ulteriori accertamenti non si sa ancora. Ciò che è certo è che l’uomo si è dichiarato più volte estraneo ai fatti, lamentando, attraverso il suo avvocato, di essere oggetto di “illazioni”.

Nel frattempo il processo si aprirà. Oltre ai familiari di Alice Neri – il marito, i genitori e il fratello, rappresentati, rispettivamente, dagli avvocati Ingroia e Zaccaria -, chiederà di costituirsi parte civile anche l’Associazione Casa delle Donne di Modena.

Saremo presenti in Tribunale per Alice perché anche se il suo corpo è stato bruciato senza pietà, l’identità e la dignità di una qualsiasi persona non si possono cancellare. Vogliamo chiedere giustizia e ricordare Alice per la sua energia, il suo impegno nel lavoro e come madre e per la libertà che esprimeva,

hanno fatto sapere dai vertici. Il loro auspicio è che “l’assassino di Alice venga assicurato alla giustizia” e che la donna, la cui vita – soprattutto nelle prime fasi della vicenda -, è stata scandagliata e giudicata, possa essere ricordata finalmente per chi era realmente.