Una sentenza arrivata come un fulmine a ciel sereno per i familiari di Mohammed Abdullah, il 47enne vittima di caporalato. La Corte d’Assise d’Appello ha assolto uno dei due “caporali” per la morte del bracciante, mentre lavorava nei campi di pomodori del Salento.
Caporalato, morto bracciante in Salento: assolto imputato
A distanza di quasi 9 anni, arriva la sentenza definitiva: Corte d’Assise d’Appello ha assolto Mohamed Elsalih, sudanese di 42 anni, per la morte del bracciante Mohammed Abdullah, di 47 anni.
Secondo l’accusa, Elsalih avrebbe fatto da intermediario nel reclutamento di immigrati da sfruttare nelle serre e nei campi del Salento. In particolare, il 42enne avrebbe “ingaggiato” Abdullah per lavorare, in condizioni di semi schiavitù in un campo di pomodori salentino.
Il 47enne è morto mentre stava svolgendo il lavoro nel campo alla periferia di Nardò, nel Leccese, nel luglio del 2015. Abdullah è l’ennesima vittima del caporalato. Elsalih e il proprietario dell’azienda, un 83enne, poi anch’esso deceduto durante il corso delle indagini erano accusati per la morte del bracciante.
L’accusa di caporalato è, quindi, venuta a cadere e il sudanese è stato assolto con formula piena poiché il fatto non sussiste, dopo una la sentenza di primo grado, che lo aveva condannato a 13 anni di reclusione. Il 21 dicembre scorso, il sostituto procuratore Giovanni Gagliotta aveva chiesto tredici anni e mezzo di reclusione con l’accusa di omicidio colposo in continuazione con la riduzione in schiavitù.