Dopo l’esplosione del ‘Caso Scommesse’ torna a parlare con un’ammissione di colpa Nicolò Zaniolo, uno dei calciatori protagonisti degli illeciti che hanno coinvolto da vicino non soltanto lui ma anche Sandro Tonali e Nicolò Fagioli.

Il ‘Caso Scommesse’ che ha coinvolto Zaniolo

Nonostante Zaniolo sia ormai lontano, in Inghilterra, dove attualmente gioca con l’Aston Villa in Premier League, ha deciso di tornare a parlare con una sua ammissione personale nel ‘Caso Scommesse’, gli illeciti che interessarono lui e altri calciatori, allora in Serie A.

In un’intervista a La Gazzetta dello Sport l’attaccante ex Roma non ha perso l’occasione di spendere parole importanti e che dimostrano il grande affetto che ha sempre avuto nei confronti della società giallorossa.

Sentimenti che, nonostante sia ormai lontano dall’Italia, non tramuteranno mai. Il calciatore ha ammesso quanto sia stata dura andar via e ha sottolineato quanto sia stato importante il rapporto con Mourinho – ora anche lui ex Roma.

Zaniolo, poi ha ammesso quanto siano stati difficili certi momenti che ha vissuto durante l’inizio dell’inchiesta, l’esplosione delle notizie e il conseguente processo. Un periodo che dichiara finito, con un sospiro di sollievo verso un incubo: su tutti l’episodio della polizia arrivata a Coverciano, durante il ritiro con la Nazionale Italiana.

L’ammissione del calciatore e la spiegazione

Durante l’intervista Zaniolo non si è mai nascosto né ha negato le sue colpe, un atto di consapevolezza di ciò che gli sta accadendo attorno, ma soprattutto importante perché contestualizza come il calciatore abbia coscienza del contesto in cui si trova e del percorso da compiere.

La stessa ammissione di ciò che il calciatore ha commesso viene poi seguita da una spiegazione che riguarda la mancanza di conoscenza dell’illegalità di determinate piattaforme. Tale ignoranza lo ha portato, superficialmente, ha usufruire delle applicazioni di scommesse:

“Ho giocato su cose da casinò, ma non ho mai scommesso. Comunque ho sbagliato lo stesso, non posso negarlo, ma non sapevo fosse una piattaforma illegale“.

In seguito l’attaccante dei Villans fa notare come la vita di un calciatore possa risultare alienante e li isoli sempre più. Essendo loro esposti mediatamente diventano un punto di riferimento non solo per i tifosi, ma anche per il gossip, alimentando occhi indiscreti e registrazioni di video o foto che girano facilmente sui social:

“La nostra è una vita, come dire, a doppio taglio. Lo so abbiamo i soldi, possiamo permetterci cose a cui la maggior parte delle persone non può arrivare, però spesso siamo costretti a stare da soli. Crede che non sappiamo che tante persone che ci si avvicinano lo fanno solo perché siamo famosi? Se andiamo in un ristorante o in un locale abbiamo tutti gli occhi addosso. Magari c’è gente che sta lì a farci dei video coi cellulari.

Insofferenza che li porta a chiudersi in loro stessi e ha preferire quasi sempre casa. Subentra, però, la noia e la voglia, forse, di trasgredire in altre maniere meno evidenti che non siano sotto gli occhi di tutti gli altri:

Così se facciamo o diciamo una stupidaggine, in pochi secondi lo sa tutto il mondo. E allora magari non usciamo. Ce ne stiamo a casa col tablet o col cellulare, e per passare il tempo capita di giocare. Tutto qui. Non sarà intelligentissimo, ma è la verità”.

Un atteggiamento difficile da tollerare a lungo andare e che li distacca sempre più, fino a conoscere gente ambigua o persone sbagliate che li conducono in stili di vita deviati. In una vita annoiata, dunque, possono trovarsi a ricercare via di fuga da qualcosa che li allontani sia dalla fama che dalle noie che comporta questa stessa:

“A volte capita. Per questo ci succede di far avvicinare persone che poi si dimostrano sbagliate. Tanti di noi sono usciti di casa quando erano poco più di un bambino… So di compagni che piangevano, da piccoli, quando si ritrovavano in club lontani da casa, senza avere vicino il papà o la mamma”.