Chi apre un profilo social, chi ha un indirizzo di posta elettronica dovrebbe lasciare un documento di identità. Ormai è un’emergenza. Altro che leoni da tastiera, la rete è invasa da persone che passano le giornate a offendere il prossimo. Sono tigri da tastiera. Talvolta vengono individuati e colpiti, molti casi rimangono impuniti. Insomma, il problema esiste e può devastare persone e famiglie.
La carta d’identità può risolverlo ma, oltre agli anonimi che colpiscono senza metterci la faccia, nell’agorà digitale ci sono molti protagonismi e ne ha parlato don Enzo Raimondi ai funerali della ristoratrice di Lodi, Giovanna Pedretti: “Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra”.
La vita scorre sui social ma ha effetti sulla salute mentale
Lo studioso Jeff Lambert dice che “scorrere i social media è diventata una pratica così comune che molti di noi lo fanno quasi senza pensarci, ma ci sono crescenti preoccupazioni sugli effetti di questi strumenti sulla salute mentale” e “sebbene le nostre vite ormai siano intrise di social fino all’osso, sarebbe però opportuno ogni tanto concedersi una pausa da essi”. Una passeggiata, un libro e, perché no, una chiacchierata al bar abbasserebbero il tasso di nevrosi che c’è nell’aria.
Stefano Bisi