Evasione fiscale per il valore di 1 miliardo e 700 milioni messa in atto con fatture false emesse da migliaia di imprese in tutta Italia: è l’inquietante risultato dell’indagine della Guardia di Finanza di Ancona denominata ‘Fast & clean’. Una frode che vede 85 soggetti indagati e sequestri per 350 milioni.
Evasione fiscale, perquisizioni in tutta Italia per l’inchiesta ‘Fast & clean’
Parlare di ‘sistema’, in una vicenda simile, non solo non è esagerato ma rischia, purtroppo, di sembrare addirittura riduttivo.
I numeri dell’inchiesta ‘Fast & clean’ portata avanti dai Finanzieri del Comando Provinciale di Ancona, del resto, parlano chiaro:
- fatture false per quasi due miliardi (1 miliardo e 700 milioni)
- 85 persone indagate con l’accusa di frode fiscale
- sequestri per 350 milioni di euro
A configurare la vicenda non come un’eccezione criminale e deviata in un contesto sostanzialmente legittimo e ben regolamentato, è anche la portata di questo fenomeno, diffuso in tutto il territorio nazionale.
Risultano coinvolte, infatti, migliaia di imprese che avrebbero emesso fatture false, attraverso 140 società fantasma, per aggirare il fisco. Al momento, i finanzieri stanno eseguendo perquisizioni in varie province, da nord a sud, tra cui Milano, Varese, Brescia, Monza, Padova e Ragusa.
Sequestri per 350 milioni e 85 indagati per una frode miliardaria
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona, rivela un quadro industriale italiano in cui la frode è, quasi, una prassi.
Per quanto ci si possa indignare, è doloroso ammettere che si tratta di una situazione evidente da tempo. Lo rivelavano, ad esempio, i numeri allarmanti del bilancio operativo riguardante il primo quadrimestre del 2023, diffusi proprio dalla Gdf, che parlavano di 1936 evasori totali, ovvero completamente sconosciuti al fisco italiano.
A corroborare l’idea di un meccanismo ben oliato e tutt’altro che improvvisato è anche la velocità con cui le attività illecite venivano messi a disposizione degli imprenditori finora indagati, italiani e cinesi, da cui deriva anche il nome dato all’indagine, ‘Fast & clean’ appunto.
Tale sistema si basa sul cosiddetto ‘undeground bank’, una vera e propria ‘banca nascosta’ e ben strutturata, con il compito di riciclare il denaro illecito, restituendo all’impresa che l’ha prodotto – tramite fatture false – parte delle cifre ‘ripulite’ in contanti non tracciati.