Il Mostro di Firenze. Uno dei casi più oscuri, complessi e misteriosi della cronaca italiana ed internazionale. Molteplici le teorie sviluppate da giornalisti, forze dell’ordine e privati, come numerosi i libri pubblicati sulla vicenda: tante le domande, le riflessioni ma poche ancora oggi le risposte.
Tre sono i nomi depositati all’epoca, nel registro degli indagati dal pubblico ministero Paolo Canessa: il contadino Pietro Pacciani, il nullafacente Mario Vanni detto “Torsolo” e il medico Giancarlo Lotti.
Il serial killer – o la presunta rete di assassini – ha agito tra il 1968 e il 1985 in Toscana ed è stato autore di otto duplici omicidi avvenuti nei dintorni di Firenze. Tra questi, il “Bosco degli Scopeti” a San Casciano Val di Pesa.
Il luogo, è stato lo scenario dell’ultimo omicidio del Mostro, quello di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, i cui corpi senza vita furono trovati da un cercatore di funghi.
Un modus operandi schematico: esecuzioni brutali utilizzando tutte la stessa la stessa arma, una pistola semiautomatica Beretta Serie 70 in calibro .22 Long Rifle e un coltello. In soli tre casi l’omicida non ha utilizzato il fendente:
- 1968, dopo aver sparato a Barbara Locci e ad Antonio Lo Bianco
- 1982, dopo il duplice omicidio di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi
- 1983, nel caso degli omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens Uwe Rusch
Il Mostro uccideva nel buio giovani coppiette nel fiore dei loro primi rapporti sessuali, tutte tra i 22 e i 36 anni. Esecuzioni rapide e brutali a colpi di proiettili: l’uomo veniva ucciso e accoltellato post-mortem, la donna mutilata del seno, quasi sempre il sinistro, parte delle cosce e l’area perianale.
Tag24 ha intervistato Nino Marazzita, soprannominato “L’avvocato dei diavoli”, nome dell’omonimo libro pubblicato nel 2006 dall’autore e noto per aver difeso in tribunale diversi nomi della criminalità italiana quali Pietro Pacciani in grado d’appello e i serial killer Michele Profeta e Donato Bilancia.
Non solo dal “lato oscuro”, come molti giornalisti hanno evidenziato, ma analizzando in modo più approfondito la sua carriera, il legale ha rappresentato la famiglia di Rosaria Lopez nel processo per il massacro del Circeo, Eleonora, la figlia di Aldo Moro, nel processo sull’omicidio del padre.
E inoltre, avvocato di parte civile nel processo per l’omicidio dello scrittore Pier Paolo Pasolini, per conto della madre del regista, autore e drammaturgo italiano.
L’innocenza di Pietro Pacciani considerato “Il Mostro di Firenze”
D. Dottor Marazzita, come nasce l’idea del libro “L’avvocato dei diavoli”?
R. Sono stato soprannominato “L’avvocato dei diavoli” in un articolo dell’Espresso, perché in quel periodo difendevo Michele Profeta e Donato Bilancia, i due serial killer del momento. La giornalista e autrice Matilde Amorosi mi stimolò a scrivere questo libro e fece da tramite tra me e la casa editrice Rizzoli, all’epoca in piena attività. L’azienda accettò che pubblicassi questo libro e fui aiutato nella costruzione dalla Amorosi, poiché molto impegnato con le cause legali. Decisi di rendere “comprensibile” tutto quello che accadeva in merito a Bilancia, Profeta e naturalmente Pietro Pacciani, considerato anch’egli un serial killer, ancora oggi, nonostante sia stato totalmente scagionato dalle accuse.
Il Pacciani “Capro Espiatorio” per la chiusura del processo
D. Come mai Pacciani è ancora considerato da molti “Il mostro di Firenze” nonostante la conferma d’innocenza?
L’avvocato cita la “Pista Sarda”, ovvero un crimine avvenuto nel 1968. Una coppia fu uccisa con la stessa pistola e proiettili utilizzata dal Mostro di Firenze, in un periodo ancora “non sospetto”, prima dell’escalation di uccisioni che sarebbero arrivate dal 1974 in poi.
R. Un poliziotto facente parte della “squadra Antimostro” ha continuato a tenere in vita questo filone. Lo ritengo “sbagliato” in quanto per me è stato un “errore di linea”, avrebbero dovuto focalizzarsi sulla “pista sarda”. Ovvero quella della pistola… Da quel momento questo poliziotto cominciò ad indagare e interrogare persone. Fecero le spese tante persone per questa sua “smania di protagonismo”, volendo allungare un’indagine che non c’era e che si è chiusa con l’assoluzione di Pacciani.
D. Lei ritiene che il Pacciani sia stato un capro espiatorio per chiudere una volta per tutte il processo?
R. Assolutamente sì. Quando sono arrivato a Firenze trovai un’atmosfera a me contraria. In molti si sono chiesti perché con una condanna all’ergastolo già pronta per Pacciani, volessi difenderlo. Il processo di Pacciani non è avvenuto in quanto “Mostro di Firenze“, ma violentatore delle figlie. Gli avvocati volevano un processo per gli abusi sessuali sulle figlie, per la sua personalità, invece di basarsi sulle potenziali prove effettive.
La morte di Pacciani: complotto o cause naturali?
D. Pacciani è morto nel 1998, per cause naturali. Molte persone però ipotizzano un “complotto” dietro la sua dipartita, causata da un farmaco per l’asma che per l’età e i suoi problemi non poteva usare… Cosa ne pensa?
R. Probabilmente il Pacciani lo prendeva per sua ignoranza quel farmaco. Ricordo che mi chiamò il primario quando fu ricoverato in ospedale, cinque giorni prima che morisse. Mi disse: “Guardi che Pietro ha poche ore di vita”, ma ha vissuto per un altro po’ di tempo. E’ una leggenda metropolitana che qualcuno l’abbia indotto a prendere quel farmaco per ucciderlo lentamente.
Pacciani, processato per “Delitto D’autore”: cosa significa
D. Che tipo di processo ha subito il Pacciani?
R. Pacciani è stato processato la sua personalità, senza prove effettive: un delitto d’autore. Una legge risalente a prima del nazismo. Quando accadeva un atto criminale che scuoteva l’opinione pubblica, si doveva trovare qualcuno da condannare velocemente e non il “colpevole” effettivo. Si deformò il processo penale, non si condannava più per le prove schiaccianti aldilà di ogni dubbio ma si condannava per la personalità. E Pacciani aveva ucciso una persona perché la sua fidanzata lo tradiva e lui passava mentre la donna faceva l’amore con un altro contadino.
D. Si dice che il Pacciani in quello specifico evento l’avesse difesa da una potenziale violenza sessuale?
R. La ragazza lo stava tradendo e facendo l’amore con un altro uomo in un campo di fieno. La donna capì che Pacciani li avrebbe visti e iniziò ad urlare “Pietro, Pietro mi sta violentando”. La giovane fu condannata, era minorenne, una pena piuttosto elevata, di circa 7-8 anni… In un codice riformato successivamente, la ragazza avrebbe affrontato un giudizio al tribunale dei minorenni e la sua sorte sarebbe stata diversa.
D. Lei in numerose interviste ha raccontato di aver collaborato alle attuali leggi anti-stalking?
R. Da quando ero un giovane avvocato mi batto perché il processo penale sia riformato. La riforma Nordio, ha messo in moto le linee giuste per la riforma, ci si augura che ne porti a termine il più possibile.
Il Mostro di Firenze e la pista del killer di matrice “Pseudo Religiosa”
D. Insieme a lei, anche il professor Francesco Bruno difendeva Pacciani, alludendo ad una pista occulta dietro gli omicidi, cosa ne pensa?
R. Il clima di Firenze dell’epoca era proprio questo. Ma la vicenda di Pacciani era isolata, un uomo che era stato condannato per aver commesso un delitto d’autore che è la deformazione del processo penale. L’atmosfera fomentava persone in cerca di pubblicità, alcuni poliziotti scrivevano libri e portavano per le lunghe questa vicenda. Hanno pagato le conseguenze vittime notevoli tra professionisti, persone che appartenevano a famiglie perbene e alla fine ebbero in mano un pugno di mosche, non successe nulla.
D. Ritiene che dietro il “Mostro” ci fosse una sola persona o un gruppo occulto-esoterico deviato, viste le esportazioni degli organi delle vittime di sesso femminile. Forse erano in qualche modo utili per qualche rituale? In quel periodo, parallelamente negli USA, si parlava di “Satanic Panic”, rituali utilizzando corpi di bambini, citando Damien Echols in causa.
R. La penso esattamente come il professore e autore Francesco Bruno, che purtroppo è deceduto alcuni mesi fa. Il killer è una sola persona, con delle fobie pseudo-religiose. Bruno, nel suo libro Al di là di ogni ragionevole dubbio, racconta molti delitti accadono spesso in particolari circostanze religiose e che gli inquirenti non hanno nemmeno indagato. Un uomo affetto da una follia religiosa, un quasi malato di mente che organizza questi delitti in concomitanza a questa sua devianza.
La connessione tra “Il Mostro di Firenze” e il killer dello Zodiaco
D. Lei ritiene che il/i killer dietro il Mostro di Firenze ci fosse una personalità omofoba? Quando uccisero i due giovani omosessuali, non gli furono asportati gli organi sessuali…
R. I due ragazzi erano biondi. Lui, li scambiò per uomo e donna. Li uccise prima di guardare bene. Il killer secondo una ricostruzione precisa e perizie balistiche, non poteva essere alto più di 1 metro e 78.
D. Lei ha spesso raccontato che il Pacciani era troppo basso per essere il killer. Sia in giovane età che da anziano, non ha mai raggiunto quell’altezza. Ma la domanda principale è: come ha potuto il Pacciani, nella sua ignoranza, asportare chirurgicamente e perfettamente gli organi sessuali delle vittime? Un taglio del genere non è più associabile ad un medico/chirurgo, come Giancarlo Lotti?
R. E’ verosimile la sua deduzione. I tentativi di arrivare ad arrestare un medico, è fallito in quanto non fu trovato niente. Fu una strage di innocenti, anche tra gli indagati, vittime di processi finiti con la loro assoluzione.
D. Anni fa è spuntata una teoria, che Zodiac e il Mostro di Firenze potesse essere lo stesso killer. Cosa ne pensa?
R. Personalmente ci vedo una connessione. Ad occuparsi di questa teoria è stato il giornalista Mario Spezi morto nel 2016, ed arrestato per aver portato avanti questa controinchiesta sul “Mostro di Firenze”. E’ possibile, questo giornalista ha scritto in Italia un libro importante negli USA, e fu un grande successo “Dolci colline di sangue”.