Ragazzo timido, a modo ed educato; volto noto della tv. Grazie all’esperienza al Grande Fratello di qualche stagione fa, Andrea Zenga si è fatto conoscere dal grande pubblico per la sua storia, facendosi apprezzare per il suo carattere e mettendo in mostra senza remore, pregi e difetti. Figlio d’arte, con il cuore nerazzurro, la sua più grande passione è da sempre il calcio e non perde occasione per seguire, anche dal vivo, la squadra per cui fa il tifo. Per commentare la vittoria della finale di Supercoppa, da parte dell’Inter, Zenga è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Finale Supercoppa, Andrea Zenga a Tag24

Non sono mancate le polemiche, ma alla fine dei conti, quel che resta è la vittoria della Supercoppa. In ballo c’era il primo trofeo della stagione e l’Inter di Inzaghi, in un modo o nell’altro, è rientrata a Milano con la Coppa. A sbloccare il risultato, al 91esimo minuto, ci ha pensato il solito Lautaro Martinez, un leader indiscusso, che in questa stagione si è caricato la squadra sulle sue spalle, da vero capitano. Ora la testa però deve tornare rapidamente al campionato. Tra pochi giorni la squadra di Inzaghi se la dovrà vedere con la Fiorentina e nel frattempo, la Juventus, ha messo la freccia e superato i nerazzurri in campionato, in attesa che arrivi il recupero del match con l’Atalanta. Per commentare la vittoria della finale di Supercoppa, Andrea Zenga, volto noto della tv e tifoso interista, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

L’Inter conquista la Supercoppa, il primo trofeo della stagione. Nonostante le tante polemiche, pensi che abbia vinto chi ha meritato di più?

“Polemiche a parte, sinceramente penso di sì, anche se secondo me è stata un’Inter meno brillante rispetto alla semifinale con la Lazio. Il Napoli si è difeso bene, ha cambiato modulo e adesso lascia meno spazi. Secondo me i nerazzurri, contro squadre che impostano il match in maniera più difensiva, fanno più fatica. Detto questo però, in linea di massima, la vittoria della Coppa è meritata”.

Ennesima Coppa per Inzaghi, mister da finale. Secondo molti però, per entrare nell’Olimpo degli allenatori, deve vincere Champions e scudetto. Secondo te è il tecnico giusto per raggiungere questo tipo di trofei?

“Penso che Inzaghi abbia già fatto un mezzo miracolo lo scorso anno, portando l’Inter in finale di Champions. Fare in modo che questa squadra si attesti sempre tra le prime otto, o meglio ancora tra le prime quattro, sarebbe già un risultato straordinario dal punto di vista europeo. È chiaro che all’appello manchi lo scudetto, e sarei felice di poter raggiungere finalmente la seconda stella. Per ora non gli si può dire niente, è in corsa e ha perso pochissimi punti per strada. Sta facendo un grande percorso in Serie A e nelle partite secche si è dimostrato fortissimo. Le preparava molto bene, soprattutto dal punto di vista mentale, già quando era alla Lazio”. 

Per la corsa scudetto, ti preoccupa la Juventus? C’è già chi nel recupero contro l’Atalanta, vede gli spettri del match di due stagioni fa con il Bologna. 

“Eeffettivamente quell’asterisco vicino all’Inter non è che mi piaccia molto. Ricordo però che la partita con il Bologna fu particolare, venne posticipata sempre di più e non si capiva quando si sarebbe dovuta giocare. Ci sono stati i vari fattori che hanno influito. Con l’Atalanta comunque sarà difficile, perché è una squadra in forma e vedremo come arriveranno entrambe le formazioni alla fine di febbraio. Intanto mi preoccupa il match con la Fiorentina, perché fare un passo falso vorrebbe dire arrivare allo scontro diretto almeno a 4 punti di distacco, nonostante la partita in meno. La Supercoppa però era lì, inserita a questo punto della stagione, e non ci si poteva fare nulla. La Juventus è ovvio che fa paura e secondo me sarà lotta a due fino alla fine del campionato”. 

Hai fatto giustamente riferimento alla partita con la Fiorentina, il prossimo impegno dell’Inter. C’è un’altra polemica, legata alle regole della Supercoppa, in riferimento agli indisponibili. Per i cartellini subiti a Riad, i nerazzurri dovranno fare a meno di Calhanoglu e Barella. Che ne pensi?

“Penso che sia assurdo, una regola inspiegabile. Avrei preferito che uno come Barella potesse addirittura saltare la finale, piuttosto che la sfida di campionato. Secondo me è una regola che penalizza troppo chi gioca la Supercoppa, che dovrebbe essere invece un premio guadagnato, mentre così rischia di condizionare anche la Serie A. In Coppa Italia ad esempio questo non succede, e non vengono scontate le squalifiche in campionato. Non trovo lo stesso metro di giudizio e non ne capisco il senso”. 

Della gestione arbitrale da parte di Rapuano, invece?

“Devo essere sincero, l’arbitraccio non è piaciuto neanche a me, perché c’è stato un cambio radicale di metro di giudizio tra il primo ed il secondo tempo. I giocatori si basavano ovviamente su quanto fatto nella prima frazione di gioco. Non penso sia stato un arbitraggio di parte, ma credo sia stato sbagliato totalmente l’approccio alla ripresa. Un cambio troppo repentino. Se andiamo a vedere, se avesse utilizzato nel primo tempo il metro del secondo tempo, Calhanoglu sarebbe stato espulso. Per quel che mi riguarda però, credo sia stato giusto il tipo di arbitraggio visto nella prima parte di gara, soprattutto in una finale, dove i cartellini pesano molto di più”. 

Ancora una volta, a deciderla ci pensa Lautaro. Il suo è stato un cambiamento importante, grazie alla finale di Champions e alla fascia di capitano. E’ diventato il trascinatore di questa squadra?

“La sua è stata una crescita importante, adesso è un leader indiscusso. Credo che da questo punto di vista anche la partenza di calciatori e personalità forti, come Dzeko e Lukaku, lo abbiano responsabilizzato ancora di più. Adesso è affiancato da un calciatore giovane e di talento, come Thuram. Quello che poteva essere un carico di pressioni, per alcuni eccessivo, lui lo ha trasformato in un punto di forza. La fascia di capitano lo ha aiutato ancora di più ad imporsi e non possiamo far altro che coccolarlo, perché si sta rivelando un leader importantissimo, sia in campo che fuori”.