La Supercoppa italiana vinta dall’Inter a Riyad contro il Napoli continua a far parlare di sé. Se gli azzurri lamentano la scarsa prova arbitrale di Rapuano, molti osservatori esterni si sono concentrati sugli spalti in gran parte vuoti durante le semifinali e sui fischi dei tifosi locali durante il minuto di silenzio in memoria di Gigi Riva.

Non un grande spot per il calcio italiano d’alto livello, idea confermata anche dal deputato del PD Alessandro Zan. Il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso invece non ha voluto rispondere alle polemiche sull’organizzazione dell’ultima Supercoppa italiana.

Supercoppa, la richiesta di Zan (PD): “Non si dovrebbe giocare dove ci sono violazioni di diritti umani”

Un montepremi più che ricco (8 milioni di euro al vincitore) e 4 squadre partecipanti: sono state queste le principali novità dell’ultima Supercoppa italiana disputatasi in Arabia Saudita. Non una novità assoluta, già nel 2019 si era disputata lì un’edizione del trofeo, ma quest’anno si è voluto ricalcare la formula scelta dalla Spagna.

Semifinali e finale per assegnare il trofeo di supercampione, che quest’anno ha coinvolto Napoli, Fiorentina, Inter e Lazio. Se lo spettacolo calcistico è stato al più gradevole, non sono mancate polemiche: gli organizzatori arabi lamentavano la mancanza di Milan e Juventus, il presidente del Napoli De Laurentiis l’arbitraggio della finale, l’allenatore della Lazio Sarri l’idea stessa di un trofeo a 4 ma soprattutto ha urtato la visione di spalti vuoti ed i fischi durante il minuto di silenzio per Gigi Riva.

Inutile girarci intorno: non un segno di rispetto fischiare la memoria di qualcuno appena deceduto e poco possono essere utili le spiegazioni di chi indica che in Arabia Saudita il minuto di silenzio è considerato eretico perché mai indicato espressamente nei precetti di Maometto.

In tal caso si è guardato il dito e non la luna: nonostante le timide aperture fatte dai regnanti sauditi, donne e migranti continuano a godere di meno diritti rispetto agli uomini. Cosa che non è sfuggita al dem Alessandro Zan, che ricorda anche come la Fifa si sia consegnata agli ingenti finanziamenti del Qatar:

“Il calcio dovrebbe fare un po’ i conti con questo. L’abbiamo visto più volte con la Fifa: dovrebbe fare i conti e non giocare quando ci sono sospetti oppure delle conclamate violazioni dei diritti umani delle persone”.

Supercoppa, il ministro Urso: “Io mi occupo dei problemi industriali italiani. Lo sport italiano resta vetrina del Made in Italy”

Polemiche che non scalfiscono il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso. Ogni volta che la Supercoppa è stata disputata all’estero i dirigenti calcistici hanno affermato che non era per ricevere tanti soldi e subito, quanto per veicolare l’eccellenza del calcio italiano nel mondo.

Il ministro Urso non ha voluto rispondere ad una richiesta di commento sui fischi alla memoria di Riva, preferendo pubblicizzare l’altrettanto contestata nascita del liceo del Made in Italy:

“Fatemi occupare dei problemi del nostro paese, dei problemi industriali e credo che questi siano sufficienti, ognuno con le proprie competenze. Per quanto riguarda il Made in Italy, la cosa importante è che da poche ore è possibile per le famiglie italiane iscrivere i propri figli ai licei del Made in Italy che saranno attivati sin dall’autunno di quest’anno nelle principali aree industriali del paese per preparare i nostri giovani ad avere un ruolo da protagonisti nell’impresa italiana, in quell’impresa d’eccellenza che contraddistingue nel mondo appunto il Made in Italy”.

Lo sport italiano resta comunque centrale nell’industria del Made in Italy, anche se Urso tiene a precisare che il suo ambito è prettamente industriale e non di politica estera:

“Io mi occupo dei problemi industriali del paese: c’è chi si occupa della politica estera e chi della politica di altra natura, devo dire che in questo campo in ogni caso, lo vedrete per la giornata nazionale del Made in Italy prevista per il 15 aprile, il ruolo dello sport italiano sarà fondamentale”.

Maria Elena Boschi (IV) sulla Supercoppa: “in Arabia sui diritti partono da lontano ma ci sono dei passi avanti”

Neanche Maria Elena Boschi di Italia Viva scende molto nei dettagli quando le viene chiesto se è stato giusto giocare in un paese come l’Arabia Saudita. Timide aperture verso i diritti delle donne ci sono stati, ma ancora lontani da un qualcosa che assomigli ad un programma organico e non ad un qualcosa di strumentale.

Molte delle differenze per Boschi nascono proprio dalla storia specifica del paese saudita, che sconta ancora una certa arretratezza riguardo i diritti della popolazione femminile:

“Io credo che bisogna sempre guardare quando assistiamo a trasformazioni in paesi che partono da un punto molto distante dal nostro, come nel caso dell’Arabia Saudita dove sicuramente sui diritti sono molto lontani da quella che è la storia del nostro paese e quelle che sono le leggi del nostro paese, è vero però che è in atto una trasformazione. In questi ultimi anni c’è un cambio di passo che gradualmente sta riconoscendo più diritti alle donne, a cominciare dal diritto alla guida, che per noi è scontato e che così dovrebbe essere ovunque”.

L’auspicio per Boschi è che lo sport possa aiutare a velocizzare l’affermazione delle donne saudite, pur nel rispetto di quelle che possono essere le specificità dello stato:

“E’ evidente che conta il punto di partenza e spero che questo processo abbia un’accelerazione che porti a riconoscere il prima possibile i diritti pieni anche per le donne”.