Elezione diretta del premier e riforma del premierato, dopo il via libera arrivato nella serata di ieri – 23 gennaio – al Senato al Disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, ribattezzato dalle opposizioni “barattellum”, oggi nella Commissione Affari Costituzionale di Palazzo Madama si voterà per l’adozione del testo base del Disegno di legge per il premierato, “la madre di tutte le riforme” per Fratelli d’Italia.

Riforma del premierato, oggi la prima votazione alla Commissione in Senato. Casellati: “Nessun Barattellum”

La riforma del premierato oggi potrebbe avere il primo via libera. L’iter prevede che nel pomeriggio venga votata in Commissione Affari Costituzionale in Senato. Una riforma che sarebbe, secondo le opposizioni, la “ricompensa” promessa dalla Lega agli alleati di Fratelli d’Italia per l’approvazione del Disegno di legge sull’autonomia differenziata.

Una narrazione che non piace al centrodestra come ha sottolineato stamane all’apertura dei lavori della commissione il ministro per le Riforme Istituzionali, Elisabetta Casellati.

 “Il ‘barattellum’? Francamente mi sembra una formula comunicativa spiacevole. Non mi piace che un discorso così serio venga ridotto a uno slogan improprio”

ha detto la Casellati che ha sottolineato che “l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione è già scritto nell’articolo” 

Cosa prevede la riforma del premierato con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio?

La riforma del premierato prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio da parte dei cittadini cosa che, attualmente non è previsto nel nostro paese. L’Italia è infatti una Repubblica parlamentare, con la riforma diventerebbe una Repubblica presidenziale.

Il testo della riforma è stato approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso novembre e che secondo il Governo assicurerà maggiore stabilita al paese scongiurando ribaltoni.

Ma vediamo cosa si intende modificare con il disegno di legge in discussione oggi.

Il disegno di legge prevede, in sintesi, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio a suffragio universale e per la durata di cinque anni. Prevista anche l’introduzione di un premio di maggioranza su base nazionale del 55%  dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri. Il potere di conferire al Premier eletto l’incarico di formare il governo resterebbe al Presidente della Repubblica

Si prevede anche una modifica dell’articolo 94 della Costituzione in relazione alla sfiducia del Presidente del Consiglio dei Ministri con la cosiddetta norma antiribaltone che prevede la facoltà del Presidente della Repubblica di rinnovare l’incarico per una volta.

In caso di dimissioni o sfiducia, inoltre, l’incarico di formare un nuovo governo potrebbe essere affidato nuovamente al presidente sfiduciato a un parlamentare della sua maggioranza. Solo nel caso in cui il nuovo governo non dovesse ottenere nuovamente la fiducia, il Presidente della Repubblica avrebbe il potere di sciogliere le camere.