Continua a far parlare di sé la storia di Andreea Rabciuc, la 27enne di origini romene scomparsa da Jesi nella notte tra l’11 e il 12 marzo del 2022 e forse trovata morta in un casolare abbandonato situato a circa un chilometro di distanza dall’ultimo posto in cui era stata avvistata, nelle campagne di Ancona.

La storia di Andreea Rabciuc, dalla scomparsa al presunto ritrovamento

La svolta è arrivata qualche giorno fa. A dare l’allarme, dopo essersi imbattuto nel cadavere decomposto di una donna, era stato il proprietario di un casolare abbandonato situato nelle campagne di Ancona.

Quando erano arrivati sul posto, i carabinieri avevano subito ipotizzato che potesse trattarsi di quello di Andreea Rabciuc, scomparsa ormai quasi due anni fa nella stessa area dopo aver partecipato a una festa in roulette insieme all’allora fidanzato Simone Gresti e a due amici di nome Francesco e Aurora.

Manca l’identificazione ufficiale, quella del Dna, ma i vestiti trovati accanto al corpo sarebbero compatibili con quelli che la ragazza di 27 anni indossava quando di lei si persero le tracce. Nel casolare, del resto, gli inquirenti si erano già recati, nel corso delle ricerche.

Una delle ipotesi è che il cadavere ci sia stato portato in un secondo momento. L’altra è che l’area in cui si trovava non fosse accessibile, perché pericolosa, e che quindi sia stata tralasciata.

Il ruolo del fidanzato Simone Gresti, indagato per sequestro di persona e poi per omicidio volontario

In un primo momento si era pensato che la ragazza potesse essersi allontanata volontariamente. Il fidanzato, ascoltato dopo la denuncia di scomparsa presentata dai suoi familiari, aveva riferito agli inquirenti di averla vista lasciare la festa al culmine di un diverbio che avevano avuto sotto gli occhi di diversi testimoni.

Non prima però di avergli lasciato il suo telefono cellulare, in un gesto di stizza. Lo stesso che Gresti avrebbe poi riconsegnato alla madre senza messaggi né contatti. Al suo interno gli esperti hanno cercato invano degli indizi che potessero spiegare dove fosse finita la 27enne. Poi il fidanzato era stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona e spaccio di sostanze stupefacenti.

Nella sua auto, nel corso di un accertamento, la scientifica aveva rinvenuto piccole tracce di sangue riconducibili al Dna di Andreea. Il suo avvocato, Emanuele Giuliani, ci aveva però tenuto a rimarcare il fatto che potessero essere “vecchie” tracce, magari causate “da qualche ferita”, visto che la macchina era sempre stata in uso ad entrambi.

Lo scorso 20 gennaio, giorno del ritrovamento del probabile corpo della ragazza, la madre, giunta sul posto, ha accusato il legale di difendere “un criminale”. Da sempre è convinta che l’uomo, oggi 44enne, possa averle fatto del male, cercando di depistare le indagini. Secondo un testimone, Andreea avrebbe infatti voluto allontanarsi da lui, costruendosi una nuova vita.

Il precedente del Pigneto

Lo scorso luglio si era ipotizzato che un cadavere rinvenuto in un terreno di proprietà di Ferrovie dello Stato nel corso di alcune operazioni di pulizia nel quartiere Pigneto di Roma appartenesse ad Andreea. Poi l’esame del Dna lo aveva escluso, arrivando alla conclusione che fosse di una donna con più di trent’anni e con figli.

Per questo, quando è stata chiamata per il riconoscimento, la madre, qualche giorno fa, continuava a ripetere: “Siete sicuri che sia lei?”. Non voleva crederci. Ma forse dentro di lei temeva già il peggio. A un anno dalla sua scomparsa, sui social, in effetti, aveva scritto: “Sono certa che qualcuno ti abbia fatto del male“.