Il Senato approva. Il Disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni – il Ddl “spacca-Italia” come ribattezzato dalle opposizioni e dai sindaci di mezza Italia, quella a sud di Roma – passa al Senato con con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti, incassando il primo via libera.
Adesso il testo sbarcherà alla Camera dei Deputati per la seconda lettura.
Autonomia differenziata, ok del Senato: cosa prevede la riforma del Ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli?
Ma cosa prevede la riforma del Ministro della Lega Roberto Calderoli e perchè potrebbe essere responsabile dell’ampliamento del divario tra regioni ricche e regioni povere?
In estrema sintesi il progetto di riforma di Calderoli prevede il decentramento, alle regioni a statuto ordinario, di alcune competenze attualmente attribuite solo allo Stato. Nel Ddl Calderoli si delinea il percorso da seguire per l’attuazione di tale decentramento e si indicano gli ambiti in cui le regioni possono chiedere autonomia gestionale.
Il disegno di legge individua anche i criteri per lo stanziamento delle risorse da parte dello Stato e il loro trasferimento alle regioni, punto su cui si concentrano le principali critiche alla riforma.
Le materie per le quali le regioni potranno chiedere autonomia gestionale sono quelle previste dai commi 2 e 3 dell’articolo 117 della Costituzione, tra cui: organizzazione della giustizia di pace, istruzione, tutela di ambiente, ecosistema e beni culturali, tutela e sicurezza del lavoro e salute.
“Oggi è un giorno importante. E’ l’avvio di un percorso che deve anche fare un passaggio alla Camera. Però è il disegno di legge senza il quale non si può procedere con l’attribuzione delle autonomie alle regioni che ne fanno richiesta.”
Sono le parole del senatore Massimiliano Romeo della Lega che ha anche sottolineato come le nuove disposizioni aiuteranno a far crescere tutte le regioni.
“Alle opposizioni che si oppongono rispondiamo che negli ultimi 40 anni i divari sono aumentati. Lasciare le cose come stanno significa che i divari continueranno ad aumentare. Mentre la proposta di autonomia serve a far si che, con la responsabilità della classe dirigente, si possa riuscire a far crescere quelle regioni che sono in difficoltà e far accelerare quelle che ne hanno bisogno e che rappresentano la locomotiva d’Italia”
ha concluso Romeo.
Autonomia differenziata, i timori delle regioni del Sud e le incertezze sulla distribuzione delle risorse
Il punto nevralgico della riforma, la parte che maggiormente spaventa e su cui realmente si concentrano i rischi della creazione di disparità e disuguaglianze di trattamento è il capitolo della distribuzione delle risorse economiche.
La riforma prevede che lo Stato stanzi i fondi in base alla formulazione di Lep, ovvero, sono gli standard minimi dei servizi che, secondo la proposta di legge dovrebbero essere definiti prima della presentazione delle richieste di autonomia. Un requisito che però non è vincolante dal momento che la legge lascia alle Regioni la possibilità di stipulare un’intesa anche senza di essi.
E come si fa a definire l’entità degli stanziamenti? E’ qui che sorgono i problemi, ed è qui che si concentrano tutti i timori e le critiche, senza Lep, infatti, gli stanziamento vengono calcolati secondo il criterio della spesa storica, quindi, le regioni che hanno speso di più riceveranno più soldi con un notevole vantaggio delle regioni del nord più virtuose rispetto a quelle del sud. Quindi la legge anziché aiutare le regioni in difficoltà finirebbe – secondo le voci critiche – per affossarle ulteriormente.
E’ di questo avviso il senatore Pd Francesco Boccia
“E’ il giorno della prima prova di un baratto che è sotto gli occhi di tutti, fatto sulla pelle degli italiani. Fratelli d’Italia che svende l’idea di unità nazionale che noi difenderemo. Cristallizzano le disuguaglianze attuali. Evidentemente Giorgia Meloni è così impegnata a portare a casa la riforma che pensa possa darle più comando in questo paese che svende il mezzogiorno e l’unità d’Italia.”