Sono arrivati fino al Parlamento europeo per denunciare un algoritmo. O meglio: una serie di algoritmi. Sono i rappresentanti dei lavoratori Amazon, con nuove denunce di presunti soprusi da parte del colosso americano di Jeff Bezos.
“Licenziati da un algoritmo”, le denunce dei lavoratori Amazon al Parlamento europeo
L’algoritmo serve ad analizzare la produttività dei dipendenti, hanno detto i rappresentanti nel corso di un’audizione, e in base al suo responso si verrebbe licenziati anche dopo appena una settimana. Alla faccia di tirocini e periodi di prova.
L’algoritmo nei magazzini di Amazon – ha raccontato invece la lavoratrice polacca Agnieska Mroz – calcola quanti pacchi vengono processati da ciascuno di noi e chi rimane sotto alla media viene licenziato. La media viene calcolata mensilmente quindi, più velocemente si lavora, più si mettono in difficoltà i colleghi. Se qualcuno è troppo lento, riceve una valutazione negativa, una nota inappellabile data dall’algoritmo che gestisce il personale.
Amazon assente: “Hanno detto che la data non era per loro comoda”
Responsabili sindacali denunciano inoltre che Amazon si rifiuterebbe di sedersi a un tavolo per discutere di un contratto collettivo. Di sicuro, si è rifiutata di sedersi dinanzi al Parlamento europeo, considerando che nessun responsabile dell’azienda si è presentato.
Hanno ritenuto che la data loro offerta non fosse comoda. Un gruppo così grande avrebbe anche potuto trovare qualcuno da mandare.
Ha detto così il presidente della commissione Lavoro, il rumeno Dragos Pislaru.
In Europa, si moltiplicano le proteste contro il colosso statunitense del commercio online, come dimostra anche la protesta dello scorso novembre, in occasione del “Black Friday”.