La nefrectomia è un intervento chirurgico finalizzato alla rimozione parziale o totale di un rene, a seconda della localizzazione e delle dimensioni del tumore. Nella nefrectomia parziale, il chirurgo asporta solo il tumore e una piccola porzione di tessuto renale sano circostante, garantendo così l’eliminazione completa della malattia mantenendo al contempo la migliore funzionalità renale residua. Questo approccio è considerato il trattamento standard per i tumori di stadio T1.
Quando eseguita da chirurghi esperti, la nefrectomia radicale viene spesso eseguita attraverso tecniche laparoscopiche o, in alternativa, tramite intervento chirurgico tradizionale con un’incisione sul fianco o lungo la linea mediana.
Come si vive dopo l’asportazione di un rene?
Nonostante l’asportazione di un rene, è possibile condurre una vita normale, poiché il rene residuo può svolgere la funzione precedentemente condivisa con il rene malato.
Alcune persone potrebbero non rendersi conto del problema, ma generalmente i medici consigliano un monitoraggio attento, specialmente nelle persone nate con due reni ma che hanno subito la rimozione di uno di essi.
In genere, il rene rimanente tende ad aumentare di volume e può svolgere fino al 40% in più della sua funzione, compensando il “vuoto” lasciato dal rene rimosso.
Sebbene le complicazioni siano rare, è importante prevenirle. Possibili segnali di allarme includono un aumento della pressione sanguigna o della presenza di proteine nelle urine. Tuttavia, questi parametri vengono attentamente monitorati durante i controlli annuali e, se rilevati alterati, possono essere trattati.
Il rischio complessivo di sviluppare una significativa malattia renale nel rene residuo dopo la donazione è molto basso, verificandosi in meno dell’1% dei donatori (0,5%). Questo rischio è notevolmente inferiore rispetto alla popolazione generale non sottoposta a screening, poiché i donatori di rene sono accuratamente selezionati per garantire la loro salute.
Sebbene la maggior parte delle donne che hanno donato un rene non incontri complicazioni durante la gravidanza, vi è un leggero aumento del rischio di ipertensione gestazionale o pre-eclampsia.
Il recupero post operatorio
Dopo l’intervento, che comporta l’apertura del peritoneo, può verificarsi un ritardo nella ripresa della motilità intestinale, con eventuali necessità di sonda rettale e/o sondino naso-gastrico. Il dolore postoperatorio è generalmente ben gestito mediante farmaci.
Il paziente viene incoraggiato a sedersi sul letto già il primo giorno dopo l’intervento e a iniziare a camminare e alimentarsi dal secondo giorno. Il catetere vescicale viene rimosso al terzo giorno e, se non ci sono complicazioni, il paziente può essere dimesso il quarto giorno. I punti di sutura possono essere rimossi dal medico curante o da un membro dell’equipe chirurgica dopo 7-10 giorni.
Dopo la dimissione, si consiglia un periodo di convalescenza, con ridotto stress fisico, moderata attività sportiva e dieta leggera, oltre a una terapia antibiotica urinaria. Si raccomanda l’astensione dalle normali attività lavorative per un periodo variabile tra 20 e 30 giorni. Una costante deambulazione è consigliata senza affaticamento, specialmente se si rileva un certo grado di anemia alla dimissione.
I controlli a breve termine non sono di routine, ma possono essere effettuati se necessario secondo la valutazione del medico curante. Dopo 4-6 mesi, è consigliabile sottoporsi a esami di follow-up, tra cui TC toraco-addominale, radiografia del torace, dosaggio della creatinina ed emocromo. I successivi controlli solitamente si effettuano semestralmente per i primi 2 anni, seguiti da controlli annuali per i successivi 3 anni.