Maxi-sequestro da parte della Direzione investigativa antimafia (Dia) nei confronti di Antonio D’Amico, un imprenditore attivo nella realizzazione di discariche in Campania. A Tartaglia sono stati sequestrati 55 milioni di euro in beni e ha visto la chiusura di 4 sue società.

L’imprenditore inoltre sarebbe colluso con il clan camorristico dei Casalesi, che si sarebbero inseriti nel progetto di realizzazione della discarica di Chiaiano (a Napoli).

Camorra, sequestro di beni e chiusura di 4 società: il provvedimento della Dia

Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso un’ordinanza che ha portato a misure contro l’infiltrazione camorristica nella gestione e nel trattamento dei rifiuti in Campania. Le 4 società chiuse dalla Dia operavano in quest’ambito: la più importante elaborava processi e tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente, mentre le altre nel trasporto e nel trattamento dei fluidi.

A subire il sequestro di 55 milioni di euro in beni è stato Antonio D’Amico, imprenditore del settore dei rifiuti ritenuto vicino al clan camorristico dei Casalesi e titolare della Ibi-Idroimpianti, della IFd srl, della Servizi Difesa Ambiente (Sda) e della Environmental Techonologies International spa (Entei spa).

L’imprenditore 79enne si è trovato a collaborare spesso in passato con altri imprenditori, i fratelli Caradente Tartaglia, che non risulterebbero coinvolti nell’indagine.

D’Amico era già stato coinvolto nell’ambito della realizzazione della discarica di Chiaiano, quando fu scoperto un traffico illecito di rifiuti pericolosi. Grazie all’aiuto anche di un altro imprenditore, era entrata in scena anche la famiglia Zagaria dei Casalesi: in tal modo, si ottenevano illeciti guadagni gestendo e smaltendo in modo irregolare rifiuti pericolosi.

La Dia ha affermato in una nota che la sua indagine riguardava

la gestione delle imprese di famiglia da parte dell’imprenditore, che, pur non potendo ricoprire alcuna carica sociale in ragione dei suoi precedenti, ha continuato di fatto a gestirle, attribuendo i ruoli societari formali alle figlie, al fine di coprire l’immagine societaria, difendendone cosi i “requisiti morali” necessari per contrattare con la pubblica amministrazione. Il business imprenditoriale e criminale è stato analizzato e dettagliatamente ricostruito, sulla base del materiale di indagine raccolto nel corso degli anni ed anche delle prove acquisite in sede dibattimentale, dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale che ha emesso il decreto di sequestro oggi eseguito.