A Città del Messico, quel giorno di Italia-Germania, c’era il kaiser, Franz Beckenbauer, che abbiamo pianto di recente, e c’era Rombo di Tuono, Gigi Riva, che adesso sarà da qualche parte a discutere proprio con il genio tedesco. Rombo di Tuono, non c’è forse soprannome migliore o più coinvolgente per indicare Gigi Riva. Per descrivere quel fenomeno della natura che era quel calciatore scolpito nel granito. Lo trovò Gianni Brera e rimase nella leggenda, come una buona percentuale delle meraviglie che scrisse Giuànbrerafucarlo.
Rombo di Tuono, il perché di quel soprannome per Gigi Riva
Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l’Inter a San Siro. Oltre 70mila spettatori: se li è meritati Riva, che qui soprannomino Rombo di Tuono.
Brera era a San Siro, quel 25 ottobre 1970, in tribuna stampa per consumare inchiostro su inchiostro di quell’Inter-Cagliari 1-3. Qualcuno la definì semplicemente la partita perfetta del Cagliari. Qualcun altro raccontò di un massacro come pochi altri nella storia del calcio. Leggenda vuole che Sandro Mazzola si avvicinò proprio a Riva per dirgli:
Fermatevi, altrimenti qui i tifosi ci massacrano.
Era il 25 ottobre 1970, contro l’Inter a San Siro salì in cattedra il Cagliari e quel fenomeno della natura
“Una fortuna averlo conosciuto”, dice ora Fabio Capello. “Se ne va un amico”, aggiunge Dino Zoff. I grandi del calcio di mezzo secolo fa hanno deciso di ritrovarsi dove noi non possiamo sapere. Gianni Brera, quel giorno, di Riva elogiò i numeri tecnici, i muscoli, la potenza, il dinamismo. Ma soprattutto l’applauso dei 70mila alla Scala del calcio.
L’applauso che tutti quanti ora e per sempre gli tributiamo. Il rombo del tuono non si può spegnere.
Tag24 vi ha raccontato così la morte di Gigi Riva.