Giorgia Meloni prosegue nella narrazione che ha accompagnato le settimane precedenti all’approvazione della manovra finanziaria, dando addosso al Superbonus, definito dalla presidente del Consiglio “la più grande truffa allo Stato della storia“. La misura, per la premier, sarebbe la responsabile del buco nei conti italiani.
Superbonus, Meloni contro la misura: “Norma scritta così male da diventare una truffa”
È dal palco di ‘Quarta Repubblica’, il programma di Rete 4 condotto da Nicola Porro che Giorgia Meloni lancia il nuovo, ennesimo anatema contro il Superbonus 110%. La misura era un’agevolazione fiscale del 110% per chiunque avesse eseguito determinati interventi di ristrutturazione degli edifici, mirati all’efficienza energetica e al consolidamento a fronte del rischio sismico.
Una norma, voluta dal governo Conte, che la Meloni giudica valida solo nel principio, ma non nella sua attuazione.
“Partiva da un principio che è condivisibile, il problema è come è stato fatto. La norma è scritta così male che si è configurata come la più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia. I miliardi di euro di truffa che stanno venendo fuori sono qualcosa che non si è mai visto”.
Meloni sul Superbonus: “Si è mangiato la manovra finanziaria”
Una norma, peraltro, caratterizzata da costi insostenibili, quantificabili, sostiene la premier, in “più di 2mila euro a testa“, e responsabili di un buco enorme nel bilancio dello Stato. Un passivo che ha assorbito gran parte delle risorse della legge di bilancio del suo governo.
“Quest’anno ho fatto una manovra di 30 miliardi e partivo da 20 da pagare sul Superbonus e 13 sul debito: il superbonus s’è mangiato una finanziaria e così sarà nei prossimi anni”.
Per tutti questi motivi, la misura è da sempre osteggiata dalla maggioranza che, però, rischia di spaccarsi sull’eventualità di una proroga del Superbonus per permettere alle imprese che hanno iniziato i lavori di portarli a termine.
Forza Italia, infatti, è da sempre favorevole a questa ipotesi che il governo sembrava appoggiare. Tuttavia, il ritiro dell’emendamento relativo da parte di Fratelli d’Italia, sembra riportare i partiti di maggioranza su posizioni lontane.