Nel giorno della discussione in aula sull’accordo Italia-Albania e sulla revoca di Sgarbi dal ruolo di sottosegretario alla cultura, la notizia è che una Camera quasi del tutto vuota ha rinviato il tutto a giorni migliori.
Rinviato la discussione su Albania e Sgarbi
Oggi infatti era in programma alla Camera la discussione del disegno di legge di ratifica del protocollo Italia-Albania siglato tra il presidente Rama e la premier Meloni lo scorso novembre.
L’accordo fa parte del disegno di una nuova gestione della questione migranti, sarebbe prevista la creazione di due centri per migranti sul suolo albanese sotto giurisdizione italiana. Un’azione diplomatica con il paese d’oltre Adriatico su cui la premier Meloni ha puntato molto della sua politica, sempre più votata verso la cura dei rapporti internazionali.
Ma l’aula vuota non ha aiutato l’iter e allora si è deciso di rimandare il tutto. Primo effetto di un accordo che dalle opposizioni rinnegano e che alcune forze di maggioranza hanno faticato a sostenere in pubblico.
Costi esorbitanti e dubbi politici
Sull’accordo non pesa tanto la volontà politica, ma la sostenibilità economica, infatti i dati presentati dal progetto in commissione parlano di costi di gran lunga maggiori rispetto ad un programma di accoglienza simile ma costruito su suolo italiano.
Inoltre dalle opposizioni sottolineano anche l’opportunità politica, bisogna infatti considerare l’opportunità di approvare l’accordo in Italia prima che si esprima la Corte albanese che, tal canto suo, potrebbe rigettare l’accordo. Caso quest’ultimo che imbarazzerebbe non poco la premier italiana.
Il caso Sgarbi ancora non si chiude
Ritornando all’interno dei nostri confini oggi doveva essere il giorno del voto alla Camera della mozione presentata dal M5s, sostenuta anche da Pd e Avs, per impegnare il governo nel revocare la nomina al sottosegretario Sgarbi.
Dal governo e dal ministero della cultura arrivano solo voci garantiste nei riguardi del sottosegretario. Anche il presidente della commissione cultura Mollicone cerca di buttare acqua sul fuoco sulla vicenda del quadro del Manetti.
Il sottosegretario alla Cultura Sgarbi ha risposto attaccando a sua volta le opposizioni e non solo ma anche i giornalisti di Report e de ilFattoQuotidiano che hanno portato alla luce il caso.
“Pensare di colpire gli avversari politici utilizzando le falsità di lettere anonime o le azioni della magistratura appositamente sollecitate con inchieste giornalistiche farlocche è una pratica degna dei più torvi giustizialisti. Sorprende che il PD, partito che pure ha subito la gogna mediatica contro molti suoi illustri esponenti destinatari di semplici avvisi di garanzia, e che proprio dai 5 Stelle, che sull’odio costruiscono il loro consenso, per anni ha subito sui social le ben note ‘shit storm’, si renda oggi complice di questa squallida operazione di delegittimazione“.