Uno dei temi al centro dell’attenzione e di grande interesse è quello che riguarda il debito pubblico italiano. Ecco la fotografia delle regioni più indebitate.
Lo scorso anno il debito pubblico italiano ha raggiunto quota pari a 2.868 miliardi di euro, ovvero il 140% rispetto al PIL. Si tratta di un dato davvero allarmante che fa riflettere: crisi pandemica, inflazione, crisi energetica e spesa incontrollata sono i fattori che hanno portato ad un netto incremento del livello di indebitamento. L’Italia è tra i paesi con il più elevato livello di debito pubblico insieme al Portogallo, Spagna e Grecia.
Scopriamo in questa guida quali sono le regioni italiane più indebitate.
Debito pubblico italiano: le regioni più indebitate
Il rapporto della Roma Business School intitolato “Il debito pubblico in Italia” mette in evidenza una certa eterogeneità tra le regioni italiane. La regione Lazio è l’amministrazione con il livello di indebitamento più elevato ed è pari a oltre 28 miliardi di euro.
Segue la Campania che ha un livello di indebitamento pari a quasi 16 miliardi di euro. Il livello di debito è poco più superiore ai dieci miliardi euro nelle regioni del Piemonte, Lombardia e Sicilia. In tutte le altre regioni italiane il livello di indebitamento è molto inferiore.
Poco indebitate sono il Molise, la Valle d’Aosta e la Basilicata, che hanno un livello di debito pari ad un miliardo di euro. Il livello di debito pubblico è limitato anche nel Trentino Alto Adige e nel Friuli Venezia Giulia.
Il trend del livello di indebitamento non è stato omogeneo a livello regionale nel corso degli ultimi 25 anni. Il debito pubblico campano è stato quello peggiore e quello che ha registrato un incremento di quasi 350 punti percentuali.
Anche il livello di indebitamento della regione Lazio è aumentato di oltre 270 punti percentuali, la regione calabrese ha registrato un livello di indebitamento maggiore pari a 240 punti percentuali. Il livello di indebitamento dell’Emilia Romagna, del Friuli Venezia Giulia e della Sardegna ha registrato un calo del livello di indebitamento.
Debito pubblico italiano: il trend dall’entrata dell’euro ad oggi
Dall’entrata della moneta unica, il Belpaese si è sempre contraddistinto per un livello di indebitamento superiore rispetto alla media comunitaria. Il debito pubblico tricolore ha raggiunto il suo massimo storico nel 2020, in piena emergenza pandemica. Il minimo è stato raggiunto 21 anni fa, poi il debito è cresciuto e si è stabilizzato nell’arco temporale compreso tra il 2015 ed il 2019 per poi impennarsi nel corso del 2020.
Con la fine del 2023 il debito pubblico italiano ha raggiunto quasi i 3.000 miliardi di euro. In Italia la maggior parte del debito pubblico italiano (circa il 64%) è detenuta dalle istituzioni bancarie e dalle compagnie assicurative. Il 2% circa del debito pubblico tricolore è detenuto dalle istituzioni non finanziarie.
Quasi l’8% del debito pubblico italiano è detenuto dai nuclei familiari e dagli enti non profit. La quota restante del debito pubblico tricolore è detenuta da tutti coloro che operano nel “Resto del mondo”.
Debito pubblico italiano: la composizione nel corso degli ultimi 20 anni
Prendendo in considerazione la composizione del debito pubblico italiano, è possibile notare una notevole concentrazione di BTp pari a quasi 80 punti percentuali. Si è ridotta la concentrazione di Bot e dei titoli a breve termine, i conti deposito pesano per sette punti percentuali e sono aumentati i prestiti erogati dalle banche.
Debito pubblico italiano: quali sono le proiezioni per il prossimo triennio?
Rispetto al triennio 2020-2022 il rapporto debito pubblico/PIL dei paesi dell’Eurozona dovrebbe rallentare. Tra l’anno 2022 ed il 2023 il deficit italiano si è ridotto dal -8% al -5 percento. Il tasso di crescita annuo per il prossimo biennio è stimato in riduzione dal -4 percento al -2,5 punti percentuali.