Ancora un altro suicidio nel carcere di Poggioreale: è il terzo che avviene nell’istituto di Napoli dall’inizio dell’anno.
La morte di Luciano, detenuto nel reparto Livorno, arriva pochi giorni dopo i suicidi di Andrea Napolitano, 40enne condannato all’ergastolo per il femminicidio della sua compagna Ylenia Lombardo, e di un 38enne originario del Marocco, detenuto a Napoli da neanche un mese.
Le tre tragedie avvenute a Poggioreale non sono purtroppo episodi isolati: se nel 2023 sono stati 66 i suicidi nelle carceri italiane, dall’inizio del 2024 sono già 5 i detenuti che hanno deciso di levarsi la vita.
Questi numeri, seppur nella loro freddezza, raccontano l’urgenza di intervenire per migliorare le condizioni detentive nelle carceri italiane, dove continua ad aumentare quel tasso di sovraffollamento – a dicembre scorso certificato da Antigone al 117.2% – per cui l’Italia fu già condannata nel 2013 dalla Corte europea dei diritti umani.
Carcere di Poggioreale, tre suicidi da inizio 2024. Guacci (Sappe): “Problema atavico attorno cui vi è silenzio”
I problemi del carcere di Poggioreale – dove oggi un altro detenuto si è suicidato, portando a tre il numero delle persone che dall’inizio dell’anno si sono levate la vita nell’Istituto – sono d’altronde noti, come spiega a TAG24 Tiziana Guacci, segretario generale di Sappe Campania, la quale denuncia le difficoltà che vivono non solo i reclusi ma anche il personale di Polizia penitenziaria.
Segretario Guacci, i tre suicidi avvenuti dall’inizio dell’anno rivelano l’esistenza di gravi difficoltà all’interno del carcere di Poggioreale?
«Sì: purtroppo abbiamo di fronte un problema atavico attorno al quale vi è un silenzio forte, sia da parte dell’amministrazione regionale che, per alcune questioni, da parte dei vertici dipartimentali.
Oggi il carcere di Poggioreale è l’istituto più sovraffollato di Europa: rispetto a una capienza regolamentare di circa 1.503 posti – in una struttura peraltro antica – infatti, oggi sono presenti quasi 2.150 detenuti.
I problemi di Poggioreale sono noti. Ciò nonostante, negli anni non ci sono stati investimenti per riprogettare la struttura e ci si è limitati casomai a interventi di ristrutturazione.
Recentemente, a seguito di un’ispezione, è stata ordinata la chiusura di alcuni padiglioni dell’istituto. Questa iniziativa, sicuramente necessaria, è stata condotta tuttavia dall’amministrazione centrale e regionale senza una programmazione di tutti i dovuti trasferimenti dei detenuti verso altri istituti. Il risultato, in questo momento, è dunque il caos gestionale e amministrativo».
Carcere di Poggioreale, ancora un altro suicidio. Guacci (Sappe): “Senza assistenza psicologica drammi purtroppo prevedibili”
Dove sono stati mandati questi detenuti?
«I detenuti sono stati trasferiti in altri padiglioni di Poggioreale e in altri istituti della Campania, i quali già presentavano forti criticità, sia per quanto riguarda la carenza di personale sia per il sovraffollamento.
Ma non solo. La Conferenza Stato – Regioni prevede per ogni 350 detenuti un medico psichiatra, uno psicologo e un’assistente sanitario professionale. A Poggioreale queste figure sono due e operano solo la mattina. È chiaro che con queste carenze i detenuti non possono essere seguiti e che, purtroppo, il terzo suicidio in meno di un mese diventi un evento prevedibile.
Come si fa dunque a stupirsi oggi di quanto accaduto? La risoluzione di queste criticità – da noi denunciate da tempo – sarebbe a capo della regione Campania, dato che la Asl è di competenza regionale».
Carcere di Poggioreale, Guacci (Sappe): “Con sovraffollamento lavoro della Polizia penitenziaria massacrante”
Il personale di Polizia penitenziaria soffre le conseguenze delle criticità che lei descrive?
«Il personale di Polizia penitenziaria del carcere di Poggioreale è davvero demoralizzato da un lavoro massacrante che non ha alcuna regolarità di turno. La scorsa estate siamo stati costretti a fare un piano ferie a dir poco assurdo, dato che la nuova normalità è il lavoro sui tre quadranti. Le giornate di lavoro durano almeno otto ore e spesso si sa quando si entra ma non quando si esce.
Questi problemi, purtroppo, non sono che il risultato della cattiva gestione da parte dell’amministrazione. Invito il sottosegretario Ostellari a fare un giro qui in Campania e verificare con i propri occhi quello che denunciamo da tempo».
Carcere di Poggioreale, Guacci (Sappe): “Sovraffollamento determina livelli minimi di sicurezza”
Come si può garantire la sicurezza in un carcere, come quello di Poggioreale, dove i detenuti sono 500 in più rispetto alla capienza reale?
«Purtroppo siamo sotto i livelli minimi di sicurezza. In molti si interrogano sul come sia possibile che negli istituti entrino droga e cellulari. Ma il perché è chiaro: più aumenta la popolazione detenuta più aumentano i colloqui familiari, e dunque la possibilità che nel carcere entrino oggetti proibiti, con maggiori difficoltà per il personale addetto al controllo pacchi.
Il concatenarsi di queste criticitià, chiaramente, porta poi all’aumento delle aggressioni contro il personale penitenziario, non solo stremato dalla mole di lavoro ma anche esposto a un quotidiano stress psico fisico.
Solo ieri si è suicidato un poliziotto penitenziario a Milano. Questo suicidio, insieme a quello del detenuto, non è allora che un grido di allarme di un intero sistema che non funziona più.
Anche rispetto al tema delle aggressioni al personale penitenziario, nonostante ci siano circolari dipartimentali, il trasferimento fuori regione dei detenuti facinorosi è spesso disatteso. La risposta sanzionatoria è però un mezzo di rieducazione: se noi invece accettiamo che le amministrazioni non assicurino questi obiettivi, non prevedendo neanche sezioni di isolamento dove mandare chi è irrispettoso nelle regole penitenziarie, è chiaro che legittimiamo comportamenti negativi che poi possono essere emulati, con conseguenze sia per i detenuti che per il personale.
Io non voglio accusare né incolpare questo governo, che in un anno e mezzo ha già mandato diversi segnali di attenzione importanti. Tuttavia c’è bisogno di fare di più e, soprattutto, di fare presto».
Carcere di Poggioreale, Guacci (Sappe): “I mezzi tecnologici a disposizione non sono sufficienti”
Per quanto riguarda la prevenzione dell’ingresso di droga e telefoni nelle carceri, come sono attrezzate le carceri campane?
«Abbiamo i cinofili, un gruppo specializzato che riesce a determinare in situazioni sospette l’ingresso di droga; abbiamo poi i metal detector agli ingressi. Non sempre però è possibile prevenire tutto: purtroppo i mezzi tecnologici ordinari non sempre sono sufficienti. Anche su questo aspetto, pertanto, occorrerebbe lavorare, aggiornando i macchinari nei settori colloqui e schermando gli istituti e installando sistemi anti droni.
Per raggiungere questi obiettivi, tuttavia, è necessaria una programmazione. Devo dire che il Governo ha già mandato diversi segnali fornendoci di vari strumenti. Tuttavia, essendo stati abbandonati negli anni, c’è ancora tanto lavoro da fare».